Glossario


Appropriatezza:

definisce un intervento sanitario (preventivo, diagnostico, terapeutico, riabilitativo) correlato al bisogno delle persone malate (o della collettività), fornito nei modi e nei tempi adeguati, sulla base di standard riconosciuti, con un bilancio positivo tra benefici, rischi e costi. E’ utile distinguere tra appropriatezza clinica, intesa come la capacita di fornire l’intervento più efficace date le caratteristiche e le aspettative di un determinato utente e appropriatezza organizzativa, intesa come capacità di scegliere il processo assistenziale più idoneo alla erogazione delle cure.


Assistenza primaria:

è costituita da quelle forme essenziali di assistenza sanitaria che sono basate su tecnologie e metodi pratici, scientificamente validi e socialmente accettabili, che sono rese accessibili a tutti gli individui e alle famiglie nella comunità grazie alla loro piena partecipazione, che sono realizzate a un costo che la comunità e la nazione possono sostenere in ogni fase del proprio sviluppo in uno spirito di autonomia e di autodeterminazione. L’assistenza sanitaria primaria è una parte integrante sia del sistema sanitario di un paese, del quale rappresenta la funzione centrale e il punto principale, sia del completo sviluppo sociale ed economico della comunità. Essa rappresenta la prima occasione di contatto degli individui, della famiglia e della comunità con il sistema sanitario nazionale, portando l’assistenza sanitaria il più vicino possibile ai luoghi di vita e di lavoro, e costituisce il primo elemento di un processo continuo di assistenza sanitaria.


Assistenza socio-sanitaria:

complesso delle prestazioni e dei servizi erogati dal SSN che riguardano ambiti in cui per prevenire, curare e riabilitare, vi è bisogno non solo di prestazioni strettamente sanitarie ma anche di prestazioni sociali che, combinate ed erogate in modo integrato con quelle sanitarie, costituiscono il modo più appropriato per stabilire condizioni di salute dei cittadini (es. assistenza domiciliare, assistenza materno-infantile, salute mentale e dipendenze, ecc.).


Audit:

esame metodico o revisione di una situazione o condizione che si conclude con un dettagliato rapporto dei risultati. L’audit clinico è una metodologia di valutazione che permette attraverso l’impiego di criteri espliciti, di confrontare processi e/o esiti della pratica clinica e degli standard riconosciuti, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle cure.


Best practice (migliore pratica):

modello di riferimento che sintetizza il modo ottimale ed esemplare con cui un soggetto ha affrontato e risolto nella pratica un problema, portato avanti unprogetto, organizzato e gestito la realizzazione di un’attività.


Caregiver:

espressione di origine anglosassone che significa letteralmente “fornitore di cura”; definisce la persona che, nell’ambiente domestico, in ospedale o in altre istituzioni assume l’impegno di cura della persona non autosufficiente, fornisce aiuto e supporto al malato nel suo percorso di recupero fisico, mentale ed affettivo. Si riferisce in genere ad un familiare, ma può essere anche un assistente alla persona, un volontario (care giver non professionali) o un operatore adeguatamente formato (care giver professionali).


Case manager (responsabile del caso):

professionista qualificato che garantisce il processo di cura personalizzato attraverso il collegamento tra l’utente, la sua famiglia, i diversi servizi e professionisti, opera come riferimento e “facilitatore” per la persona che ha bisogni sociosanitari complessi, e per i servizi co-interessati nella gestione della persona, per assicurare la continuità assistenziale in tutte le fasi del progetto, per coordinare le risorse e migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’assistenza.


Consenso informato:

è l’accettazione che il cittadino esprime a un trattamento sanitario, in modo libero, e non mediata dai familiari (salvo casi particolari come minori o persone non in grado di intendere e volere), dopo essere stato informato sulle modalità di esecuzione, i benefici, gli effetti collaterali e i rischi ragionevolmente prevedibili, sull’esistenza di valide alternative terapeutiche.


Continuità assistenziale:

un sistema in cui i diversi luoghi di erogazione, le prestazioni, gli operatori e i livelli di servizio sono integrati e senza interruzioni per soddisfare i bisogni dei clienti/ utenti o della popolazione di riferimento. Elementi della continuità assistenziale sono: l’autocura  (self-help), la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, l’assistenza e le prestazioni di breve periodo, l’assistenza e le prestazioni di lungo periodo, la riabilitazione e il supporto. Anche definita come Servizio di Continuità Assistenziale, garantisce al cittadino prestazioni sanitarie quando non è possibile reperire il proprio medico di medicina generale o pediatra di libera scelta, ed in particolare: consulto telefonico, visita medica in sede e a domicilio dell’utente, prescrizioni farmaceutiche; tutte le prestazioni sono erogate a titolo gratuito.


Cure domiciliari:

consistono in trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, talora associati ad attività di aiuto alla persona e governo della casa, prestati da personale qualificato per la cura e l’assistenza delle persone non autosufficienti (parzialmente o totalmente, in forma temporanea o continuativa), con patologie in atto o in stato di riacutizzazione o con esiti delle stesse. Sono finalizzate a contrastare le forme patologiche, il declino funzionale e a migliorare la qualità quotidiana della vita. Nella letteratura scientifica, nella normativa e negli atti programmatori delle diverse regioni italiane vengono spesso differenziate in distinte tipologie (Assistenza Domiciliare, Assistenza Domiciliare Programmata, Assistenza Domiciliare Integrata ecc.).


Cure primarie:

complesso delle prestazioni e dei servizi di base (rappresentati da: medico di medicina generale, pediatra di libera scelta, ginecologo consultoriale e ambulatoriale,ecc.) volti a garantire la salute degli assistiti. Le cure primarie rappresentano una vera e propria area-sistema dotata di caratteristiche peculiari e profondamente diverse da quelle, altrettanto tipiche, dell’assistenza ospedaliera. Per le Cure primarie a prevalere è il cosiddetto paradigma “dell’iniziativa” con il quale si intende un pattern assistenziale orientato alla “promozione attiva” della salute e al rafforzamento delle risorse personali (auto-cura e family learning) e sociali (reti di prossimità e capitale sociale) a disposizione dell’individuo, specie se affetto da malattie croniche o disabilità.


Disease management:

un approccio sistemico ed evidence-based alla cura della persona malata teso a coordinare le risorse mediche disponibili attraverso l’intero sistema di assistenza, che vede il coinvolgimento di tutti i “produttori di assistenza” per la presa in carico dei “fabbisogni complessi” di salute delle persone (non soltanto, cioè, dei bisogni di tipo clinico, diagnostico-terapeutico, ma anche di quelli relativi al più ampio concetto di “qualità di vita” secondo il concetto di “salute globale” indicato dall’OMS). Il punto critico è quello di spostare il punto di vista dal “trattare i pazienti durante singoli e separati episodi di malattia” al “provvedere un’assistenza di alta qualità in un continuo” che è la malattia.


Disuguaglianze:

si riferiscono alle differenze e disparità di condizioni e di  trattamenti che interessano diverse dimensioni dell’individuo o gruppi di popolazione, tra cui quelle sociali, economiche, demografiche e geografiche e comportano differenziali nello stato di salute o negli esiti individuali/complessivi di assistenza. Il termine disuguaglianza ha una dimensione morale ed etica; si riferisce a differenze che sono evitabili e non necessarie, oltre che inique e ingiuste. È di particolare importanza l’analisi di quali sono i fattori che influenzano la salute, ossia di quelli che vengono chiamati determinanti (sociali) della salute. Disuguaglianze si possono manifestare nell’accesso ai servizi o possono essere generate dalle stesse organizzazioni a causa di carenze o barriere informative; di percorsi assistenziali non adeguati, per tempestività o appropriatezza, alle esigenze di utenza/clientela con caratteristiche peculiari (immigrati, anziani e persone deboli e vulnerabili, esclusi, ecc.), impreparazione dei professionisti e delle organizzazioni all’accoglienza della diversità (bisogni, comportamenti, attese degli utenti/clienti); di processi di discriminazione e stigmatizzazione (esclusione/mancata inclusione); di diversa qualità dell’assistenza in funzione delle caratteristiche sociali (genere, età, famiglia, percezione del proprio status, qualità delle relazioni sociali, ecc.) o della posizione sociale delle persone; ecc. In questi casi parliamo di funzionamento non equo delle organizzazioni.


Efficacia:

la capacità di un processo di raggiungere il risultato proposto. Efficacia clinica è la capacità degli interventi assistenziali di migliorare gli esiti sulla salute in una specifica condizione. Può essere osservata in condizioni sperimentali su casistiche e centri selezionati (efficacia teorica o efficacy) oppure rilevata nella pratica clinica quotidiana (efficacia nella pratica o effectiveness).


Efficienza:

l’efficienza è la relazione che esiste tra le risorse impiegate e i risultati ottenuti; un processo più efficiente è quello che, a parità di risorse, ottiene risultati migliori oppure, a paritàdi risultati, impiega un minor volume di risorse. Nelle organizzazioni complesse, come le aziende sanitarie, è importante valutare l’efficienza dell’intero sistema: l’aumentata efficienza di una unità operativa non deve essere ottenuta a scapito di inefficienze causate in alti punti dell’organizzazione; è la capacità di effettuare più prestazioni con le stesse risorse o le stesse prestazioni con un minor uso di risorse (tra le risorse non va considerata solo la componente finanziaria ma anche altre, come ad esempio il tempo).


Empowerment:

processo con cui la persona acquisisce consapevolezza circa la propria salute e benessere e assume piena responsabilità e potere di autodeterminarsi nella gestione della malattia, della condizione di disagio o deficit attivando e sostenendo con l’apprendimento le proprie risorse, l’efficacia personale e le capacità per fronteggiare le difficoltà e le crisi (il disagio sociale, il deficit, ma anche le malattie, mediante la partecipazione al piano di cura e assistenza, condividendo le decisioni che lo riguardano e, conseguentemente, adottando coerenti comportamenti).


Evento avverso:

evento inatteso correlato al processo assistenziale e che comporta un danno alla persona che abbisogna di cure, non intenzionale e indesiderabile. Gli eventi avversi possono essere prevenibili o non prevenibili. Un evento avverso attribuibile ad errore è “un evento avverso prevenibile”.


Evento sentinella:

evento avverso di particolare gravità, potenzialmente indicativo di un serio malfunzionamento del sistema, che può comportare morte o grave danno alle persone in cura e che determina una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del servizio sanitario. Per la sua gravità, è sufficiente che si verifichi una sola volta perché da parte dell’organizzazione si renda opportuna a) un’indagine immediata per accertare quali fattori eliminabili o riducibili lo abbiano causato o vi abbiano contribuito e b) l’implementazione delle adeguate misure correttive.


Fragilità (sanitaria e psico-sociale):

la fragilità è definita come una diminuzione delle capacità nel portare avanti le principali attività sociali e pratiche della vita quotidiana, che caratterizzano un individuo autonomo ed inserito. Non è legato all’età e deriva dall‘influenza reciproca di fattori individuali ed elementi ambientali. Include le seguenti componenti:

  • fisico-biogiche (ad esempio: presenza di patologie organiche, la riduzione della massa muscolare, aspetti funzionali della vita quotidiana, la riduzione dell’acuità ed integrità sensoria);
  • psicologiche (ad esempio: presenza di sintomatologia depressiva, senso di stanchezza cronica, capacità di fronteggiamento);
  • sociali (ad esempio: relazioni con gli altri, apertura all’esterno, interazione con l’ambiente, adattabilità e socialità).

Si può manifestare in gradi diversi, da un livello di fragilità leggero ad uno più pressante, fino a condurre ad esiti avversi quali un maggior rischio di morbilità, di ospedalizzazione urgente e di assistenza a lungo termine (non autosufficienza). La fragilità è quindi una condizione che cambia nel tempo ed è suscettibile di interventi attivi/preventivi di condizioni peggiori.


Gestione del rischio (risk management):

identificazione, valutazione, trattamento e prevenzione di tutti i rischi che i pazienti, direttamente o indirettamente, possono correre nelle strutture sanitarie.


Governo clinico:

(clinical governance) sistema attraverso il quale le organizzazioni del servizio sanitario nazionale sono responsabili del miglioramento continuo della qualità dei loro servizi e della salvaguardia di elevati standard di assistenza attraverso la creazione di un ambiente in cui possa svilupparsi l’eccellenza dell’assistenza sanitaria.


Incident reporting:

documentazione spontanea di eventi che hanno causato o possono causare danni. Scheda per descriverli e risalire ai fattori che li determinano..


Indicatori di processo:

rappresenta uno degli assi della valutazione della qualità secondo Donabedian, ossia quello che si riferisce al comportamento degli operatori sanitari, distinto da struttura ed esito. È l’asse più ampio ed è opportuno suddividerlo nelle cosiddette dimensioni specifiche delle prestazioni: volume di prestazioni (prodotto), tempestività, accessibilità, appropriatezza delle prestazioni,  correttezza tecnica nell’esecuzione delle prestazioni, coordinamento o integrazione delle prestazioni e continuità dell’assistenza, comunicazione/informazione verso l’utente/cliente.


Indicatori di esito:

riguardano le modificazioni delle condizioni di salute, dovute agli interventi sanitari. In senso positivo, prolungamento della vita, riduzione della sofferenza e della disabilità, miglioramenti della qualità di vita o, per gli interventi preventivi, riduzione dell’incidenza delle malattie; in senso negativo, complicazioni ed effetti iatrogeni.


Monitoraggio:

è la sistematica sorveglianza di un processo o di un fenomeno attraverso la misurazione  di uno o più indicatori; il monitoraggio viene attuato per valutare l’evoluzione, per identificare potenziali problemi e opportunità di miglioramento e per misurare i risultati. La frequenza con cui effettuare le misure nonché il numero e il livello di precisione degli indicatori devono essere definiti di volta in volta, sulla base della criticità dei fenomeni da monitorare e dell’entità delle risorse necessarie.


Nuclei di cure primarie:

I Nuclei di Cure Primarie sono  nuove unità organizzative dei Medici di Medicina Generale, nati con l’obiettivo di garantire continuità assistenziale e prossimità delle cure. Ogni Nucleo ha una propria sede territoriale di riferimento, cui afferisce un certo numero di medici. Questi ultimi, oltre a prestare servizio nel proprio ambulatorio, sono presenti, a turno, nella sede di nucleo, dove tutti i pazienti dei professionisti coinvolti, nel caso necessitino di prestazioni ambulatoriali urgenti – legate, ad esempio, all’insorgere di coliche improvvise, di eruzioni cutanee, di dolori auricolari, di dolori e sintomi vari insorti o aggravatisi repentinamente ma tali da non richiedere l’ingresso al Pronto Soccorso, o alla richiesta di esami urgenti necessari a seguito di dimissioni ospedaliere e/o consulenze specialistiche – possono accedere anche al di fuori dell’orario di servizio del proprio medico. In questo modo si garantisce una maggiore accessibilità nell’arco della giornata e si favorisce la presa in carico degli assistiti con patologie croniche, salvaguardando nello stesso tempo il rapporto di fiducia fra paziente e medico di famiglia.


Punto Unico d’Accesso (PUA):

modalità organizzativa, prioritariamente rivolta alle persone con disagio derivato da problemi di salute e da difficoltà sociali, atta a facilitare un accesso unificato alle prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali, non comprese nell’emergenza. Il PUA è costruito sui bisogni della persona, mira a migliorare le modalità di presa in carico unitaria della stessa e ad eliminare o semplificare i numerosi passaggi che la persona assistita ed i suoi familiari devonoadempiere.


Rete:

il termine rete nel contesto dei sistemi organizzativi riguarda la definizione di modalità sistematiche di connessione e integrazione tra una serie di servizi ed attività. In sanità il modello a “rete” è fondamentale in quanto il sistema sanitario è formato da una complessità di servizi e professionisti che si devono ricomporre intorno al bisogno della persona. Il modello “a rete” implica la definizione di percorsi di cura coordinati ed integrati in modo da consentire al cittadino un facile accesso ad un percorso di cura coerente. Deve, inoltre, consentire agli operatori sociosanitari laconoscenza rapida e sistematica dell’insieme delle informazioni necessarie.


Riabilitazione:

una vecchia e consolidata definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce che “la riabilitazione implica riportare i pazienti al massimo livello raggiungibile di adattamento fisico, psicologico e sociale. Essa comprende tutte le misure che mirano a ridurre l’impatto della disabilità e dell’handicap e a consentire ai disabili di ottenere un ottimo inserimento nella società”; implica che le persone affette da malattia mentale e disabili in genere siano in grado di svolgere un ruolo valido con successo e soddisfazione nell’ambiente da loro scelto (lavoro, domicilio, scuola, ambienti sociali e ricreativi) richiedendo il meno possibile di interventi professionali continuativi.


Secondo Parere (Medical Second Opinion):

il ricorso al parere di altro medico e altra istituzione (clinica, ospedale, università) al fine di confrontare, confermare o correggere una prima diagnosi o un’indicazione terapeutica. Atteso che è possibile fornire un secondo parere su qualsivoglia problema medico, il ricorso al servizio MSO assume una rilevante importanza nel caso di patologie gravi e invalidanti o di situazioni che pongono la persona utente in pericolo di vita.


Sicurezza dell’utente (Patient safety):

dimensione della qualità dell’assistenza sanitaria che garantisce, attraverso l’identificazione, l’analisi e la gestione dei rischi e degli incidenti possibili per i pazienti, la progettazione e l’implementazione di sistemi operativi e processi che minimizzano la probabilità di errore, i rischi potenziali e i conseguenti possibili danni ai pazienti.


Sostenibilità:

azioni sostenibili possono essere realizzate, tenendo conto dei limiti dati dai finanziamenti, dalle competenze, dalle infrastrutture, dalle risorse naturali e dalla partecipazione da parte dei portatori di interesse. Una politica di promozione della salute, che sia trasversale a una serie di settori della società, e la modificazione dell’ambiente fisico nel quale si vive, hanno un valore particolare grazie alla loro potenziale sostenibilità. Il problema della sostenibilità mette anche in luce l’importanza della costruzione di competenze nella promozione della salute e i benefici della collaborazione intersettoriale per creare una responsabilità condivisa per l’implementazione continua di azioni.


Valutazione Multidimensionale (UVM):

è parte fondamentale del processo di presa in carico globale della persona e si configura come una operazione dinamica e continua che segue l’anziano/ disabile nel suo percorso dentro la rete dei servizi socio-sanitari e ne rappresenta nel tempo l’evoluzione. Si tratta del momento valutativo che esplora le diverse dimensioni della persona nella sua globalità, ovvero la dimensione clinica, la dimensione funzionale, la dimensione cognitiva, la situazione socio-relazionale-ambientale.


Vulnerabilità sociale:

può essere definita come una situazione di vita caratterizzata dall’inserimento precario nei canali di accesso alle risorse materiali fondamentali (innanzitutto il lavoro, ma anche i benefici erogati dal welfare state) e/o dalla fragilità del tessuto relazionale di riferimento, costituito innanzitutto dalla famiglia. Il punto critico riguarda precisamente l’inserimento stabile/ precario nei principali sistemi di integrazione sociale: il lavoro, il mercato abitativo, la famiglia, il sistema di welfare.

Pubblicato: 11 Maggio 2010Ultima modifica: 23 Settembre 2022