Inizia l’itinerario montano della mostra “Uomini e dei delle montagne” dedicata all’archeologia dell’Appennino modenese, dopo essere stata inaugurata ed ospitata dal Museo Archeologico Etnologico del Comune di Modena. La mostra ha luogo presso il Parco della Resistenza dell’Alpe di S.Giulia (Monchio di Palagano) dal 15 luglio al 24 settembre e prosegue poi a Pavullo nel Frignano in autunno. La mostra “Uomini e dei delle montagne” accompagna l’edizione del secondo volume dell’Atlante dei beni Archeologici della Provincia di Modena, una collana ideata e diretta dall’Area Programmazione e Pianificazione Territoriale della Provincia di Modena e realizzata in collaborazione con il Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena e la Sovrintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna. Con oltre 370 schede di rinvenimenti relativi a diciotto Comuni, l’opera presenta il censimento aggiornato di tutti i dati emersi nel corso delle ricerche nell’Appennino modenese, mettendo in luce una situazione archeologica ricca e articolata che parte dalle soglie del II millennio a.c. per giungere alla conquista romana del territorio nel II secolo a. C.
L’esposizione presenta alcuni degli oggetti ritrovati che permettono di capire molti aspetti della vita delle antiche genti dell’Appennino, tra cui quelli legati alle credenze religiose.
Tra questi oggetti vi sono parecchi resti di vasellame, testimonianze archeologiche degli insediamenti umani nell’Appennino modenese nell’età del Bronzo. Prima del 1500 a.C., mentre in pianura le contemporanee terramare si dotarono di straordinarie difese artificiali, in montagna gli abitanti cominciarono ad occupare, oltre alle rupi isolate come quelle di Pescale e di Pompeano, anche le sommità montane. Da questi insediamenti si poteva facilmente controllare il territorio circostante presidiando le risorse economiche come nel caso dei giacimenti di rame attestati nella valle del Dragone, fondamentali per ottenere oggetti in bronzo.
Nei secoli successivi era frequente che venissero dedicate alle divinità oggetti di pregio, soprattutto armi, e in particolare spade. Queste venivano lasciate sulle vette dei monti e negli specchi d’acqua e a testimonianza di ciò sono state ritrovate due spade in bronzo: la prima sulla vetta del Cimone, la seconda in cima all’Alpe di S. Giulia, trovata nel 1949 in occasione della ricostruzione della pieve romanica.
Altri reperti della mostra sono costituiti da complesso vasellame in bronzo di produzione etrusca appartenente al V° secolo a.c., recuperato a Pavullo, cui si accompagnavano ceramiche figurate di importazione dalla Grecia, il cratere per mescolare il vino, il vaso per versarlo e la coppa (kylix) per bere.
Santuari montani, sacelli e aree votive erano realizzati in corrispondenza di sorgenti o piccoli laghetti o altre emergenze naturali. Presso questi luoghi sono stati scoperti parecchi “ex-voto” – alcuni dei quali facenti parte della mostra – che rappresentano il devoto in atteggiamento di preghiera o di offerta. Altre statuette in bronzo di devoti provengono da Rocca Malatina e dalle vicinanze di Fanano.
La testimonianza di culto più particolare è quella riscontrata a Ponte d’Ercole e a Monte Apollo, due località ben note dell’Appennino modenese fra Lama Mocogno, Pavullo e Polinago: decine e decine di monete in argento e bronzo, databili a partire dal III secolo a.C. sono state trovate in quest’area, assieme a molti altri reperti archeologici presenti nell’esibizione. Si tratta probabilmente di oboli che i pellegrini donavano alla divinità e ai sacerdoti officianti in questo antico luogo di culto che, sorto prima della dominazione romana, continuò a lungo la sua attività.
La mostra “Uomini e Dei delle montagne” è ad ingresso gratuito e viene inaugurata sabato 15 luglio alle ore 17. Sono presenti alla cerimonia Paolo Galvani (sindaco di Palagano), Elio Pierazzi (Presidente della Comunità Montana Modena Ovest), Valeria Camurri (Vicepresidente GAL Antico Frignano e Appennino Reggiano), Maurizio Maletti (VicePresidente della Provincia di Modena), Luigi Malnati (Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna), Ilaria Pulini (Direttrice del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena), Andrea Cardarelli (Ordinario di Preistoria e Protostoria dell’università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Scienza della Terra).
Per informazioni:
Centro Servizi Parco Monte S.Giulia
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