La variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale in attuazione del piano regionale di tutela delle acque
Il Consiglio della Provincia di Modena ha approvato la Variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) che recepisce il Piano di tutela delle acque (PTA) della Regione Emilia Romagna. La deliberazione è stata ottenuta con il voto favorevole della maggioranza di centrosinistra, contrari Forza Italia e An, astenuti Udc e Lega Nord.
Il Piano di tutela delle acque costituisce lo strumento di pianificazione che ha l’obiettivo di migliorare le condizioni delle acque superficiali e sotterranee del territorio.
Alla fine del mese di dicembre 2005, il PTA della Regione Emilia Romagna ha definito gli obiettivi e gli indirizzi su base regionale a cui la pianificazione a livello provinciale si è dovuta adeguare attraverso il PTCP. Nel caso della Provincia di Modena è stata quindi adottata una Variante al vecchio PTCP, in attesa del nuovo Piano che dovrebbe essere approvato entro il 2007. Il PTCP è l’atto di programmazione strategica territoriale più importante dell’Amministrazione Provinciale, determina gli indirizzi generali di assetto del territorio e in particolare per quanto riguarda la tutela delle acque definisce le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulico-forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque.
Il percorso per giungere a questa importante determinazione è stato molto lungo e ha impegnato in primo luogo i tecnici dell’Assessorato provinciale all’Ambiente, ma anche quelli dell’Assessorato alla Programmazione del territorio e dell’Assessorato all’Agricoltura. E’ stata indetta una Conferenza di pianificazione alla quale hanno partecipato i rappresentanti della Regione, dei Comuni, dell’Arpa e tutti i soggetti istituzionali interessati. Il percorso non e’ ancora concluso in quanto, prima dell’approvazione definitiva, enti, associazioni e cittadini possono presentare eventuali osservazioni entro 60 giorni dalla pubblicazione sul Bollettino Regionale.
La Variante al PTCP in oggetto è costituita da una serie di documenti: una Relazione Generale, le Norme di Attuazione che traducono in disposizioni prescrittive e d’indirizzo le misure del Piano, la Valutazione di Sostenibilità Ambientale e Territoriale e vari Elaborati Cartografici allegati.
La situazione delle acque nel territorio provinciale
Nel quadro conoscitivo contenuto nella Relazione Generale viene descritta la situazione dettagliata dello stato delle acque di superficie e sotterranee del territorio modenese.
Il periodo preso in considerazione è quello dal 1999 al 2005 con i dati raccolti dall’Arpa attraverso la rete di monitoraggio regionale e provinciale con stazioni di rilevazione localizzate nei corsi d’acqua e nei bacini idrografici. Si tratta di oltre 50 stazioni lungo i fiumi e quasi 90 pozzi di acqua potabile tenuti costantemente sotto controllo. Periodicamente vengono effettuati prelievi e si analizzano tutta una serie di parametri come la temperatura dell’acqua e la sua purezza, l’ossigeno disciolto, la presenza di sostanze come metalli, idrocarburi, pesticidi e fitofarmaci, nitrati, e anche di batteri come salmonelle, enterococchi fecali ed altri composti organici.
Alla fine vengono misurati una serie di indicatori che forniscono una misura dell’inquinamento.
Per le acque di superficie, i due bacini idrografici principali del territorio modenese sono quelli dei fiumi Panaro e Secchia. Il primo dato rilevante e facilmente intuibile è il fatto che scendendo verso la pianura la qualità dell’acqua peggiora. Questo è dovuto al maggiore insediamento umano presente in pianura e alle conseguenti forme di inquinamento che ne derivano, all’immissione delle acque pur depurate provenienti dai maggiori agglomerati urbani del territorio, oltre al consistente carico derivante dall’attività agricola e zootecnica e industriale.
In particolare, lo stato ambientale del fiume Panaro risulta essere di buona qualità fino a Marano, per scadere a “sufficiente” da Spilamberto fino a Bomporto. Al peggioramento concorre in particolare l’afflusso del torrente Tiepido, recettore di numerosi carichi inquinanti provenienti dalla alta e media pianura. Il Torrente Tiepido viene definito dalla Variante al PTCP corpo idrico rilevante per il territorio provinciale, da tutelare e risanare. La qualità dell’acqua del Panaro peggiora ancora di più in direzione del Po a causa dell’afflusso del canale Naviglio: la qualità dell’acqua sul canale Naviglio è infatti pessima in quanto riceve le acque che provengono dall’agglomerato di Modena. Anche il collettore Acque Alte Modenesi, affluente di destra del tratto terminale del fiume, incrementa l’apporto di sostanze inquinanti.
Rispetto al fiume Panaro, risulta lievemente peggiore la situazione qualitativa del fiume Secchia, che mantiene un buon livello chimico-microbiologico fino a Castellarano, per peggiorare sensibilmente nel tratto successivo fino alla confluenza col Po. Il contributo al deterioramento qualitativo del fiume Secchia è in parte imputabile alla qualità scadente dei torrenti Tresinaro, Fossa di Spezzano nel tratto di media pianura, e poi del canale Emissario e del cavo Parmigiana Moglia. Contribuiscono in questo caso i carichi inquinanti provenienti principalmente dagli agglomerati di Sassuolo prima e Carpi poi.
Buona la situazione qualitativa dei torrenti di montagna, tra cui lo Scoltenna, il Leo e il Dolo e anche quella dei laghi del’Appennino come il lago Santo, Baccio, Turchino e Scaffaiolo.
Per quanto riguarda la situazione delle acque sotterranee e delle falde, i dati relativi ai monitoraggi effettuati sulla rete regionale e provinciale hanno evidenziato un preoccupante trend in crescita delle concentrazioni di nitrati nell’area di alta pianura intorno ai bacini dei fiumi Secchia e Panaro e del torrente Tiepido. In particolare, sono stati rilevati livelli oltre i limiti di legge verso la città di Modena, in alcuni pozzi a Cognento e Formigine utilizzati da Hera e Sat per la rete acquedottistica. Critica la situazione anche per un pozzo a S.Cesario, per altri a Spilamberto, Castelvetro e Vignola.
Le fonti principali che contribuiscono all’incremento di nitrati nelle falde sono riconducibili generalmente alla dispersione dalla rete fognaria e allo spandimento dei liquami zootecnici in quantitativi eccessivi.
Perchè i nitrati sono pericolosi per l’uomo? I nitrati sono composti costituiti da azoto e ossigeno. L’uomo assume nitrati principalmente attraverso l’acqua potabile e le verdure. Il nitrato di per sé è innocuo ma in determinate circostanze può trasformarsi in altri composti dagli effetti tossici per l’uomo, i nitriti. I nitriti in ambiente acido (soprattutto nello stomaco) si possono trasformare in composti cancerogeni. Legandosi inoltre all’emoglobina (la proteina del sangue che trasporta l’ossigeno ai tessuti) i nitriti ostacolano l’ossigenazione e questa circostanza è particolarmente pericolosa per i neonati e gli anziani.
Le analisi contenute nel quadro conoscitivo della Relazione Generale sono supportate dalla precisa individuazione e quantificazione dell’inquinamento derivante dalle attività umane, dovuta agli scarichi connessi alle acque reflue provenienti dalle fognature, da quelli derivanti dagli scolmatori di piena, manufatti di sicurezza col fine di impedire allagamenti e che entrano in azione quando nelle fogne le acque provenienti dalla pioggia eccedono una certa soglia, e infine dagli scarichi provenienti dal settore industriale direttamente convogliati in acque superficiali. Questi dati sono raccolti mediante il Catasto degli Scarichi di Acque Reflue Urbane della Provincia di Modena, che viene aggiornato continuamente a seguito dell’emissione di ogni autorizzazione e dal Catasto provinciale degli scarichi industriali in acque superficiali.
Gli scarichi di acque reflue urbane sono raccolti dalle reti fognarie pubbliche, che hanno il duplice scopo di allontanare dagli insediamenti umani i reflui e di destinarli ad un processo di depurazione. La tipologia dei depuratori imposti allo scarico dipende principalmente dalla consistenza dell’agglomerato, e l’Ente competente per quanto riguarda la delimitazione esatta degli agglomerati, e di conseguenza dell’identificazione dei sistemi di depurazione necessari, è proprio la Provincia. I sistemi di depurazione possono essere di primo livello, quali le fosse Imhoff, che la legge ritiene appropriati solo per gli agglomerati inferiori a 200 abitanti. Vi sono poi i sistemi di secondo livello, come i tradizionali depuratori biologici a fanghi attivi che demoliscono biologicamente le sostanze organiche grazie all’azione di microrganismi. Ci sono infine sistemi di terzo livello che vengono impiegati negli agglomerati più grandi, e in cui viene effettuato anche l’abbattimento di sostanze inquinanti come azoto e fosforo.
In provincia di Modena il 52% degli scarichi è trattato con sistemi di terzo livello, il 42% con sistemi di secondo livello, il 4% con sistemi di primo. Il rapporto tra percentuale di scarichi trattati e numero di impianti per ciascun livello è però inversamente proporzionale e dei 360 impianti di depurazione censiti, 280 impianti sono di primo livello, 71 di secondo livello e 27 di terzo livello.
Complessivamente in Provincia di Modena al 2005 i residenti non serviti da rete fognaria pubblica risultano essere l’11% della popolazione per un totale del 2% di scarichi non trattati. Si tratta di case sparse per le quali è difficile prevedere l’estensione del servizio di pubblica fognatura, valendo l’obiettivo di mantenere un rapporto ragionevole fra costi delle infrastrutture necessarie e benefici ambientali conseguibili.
Per quanto riguarda il sistema produttivo, le tipologie di industrie che scaricano le maggiori quantità di reflui nelle fogne pubbliche sono quelle Alimentari, le Tintorie, le Concerie e le aziende che operano nell’industria Tessile, le aziende che si occupano di Lavorazioni Meccaniche.
I volumi scaricati in fognatura dalle industrie sono cresciuti nel 2005 del 13,8% rispetto al 1999. Questo a fronte di un aumento pari a circa il 21% delle domande di autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali in pubblica fognatura, nel periodo considerato dal 1999 al 2005.
Gli obiettivi, le misure da intraprendere
Data la situazione rilevata dalla rete di monitoraggio provinciale e regionale e dai catasti degli scarichi, la Variante al PTCP si pone tutta una serie di obiettivi e per raggiungerli elenca dettagliatamente le azioni da intraprendere.
“L’emergenza siccità di questi mesi – sottolinea Alberto Caldana, Assessore provinciale all’Ambiente – evidenzia una volta di più la necessità di gestire la risorsa acqua in modo più razionale e ambientalmente sostenibile. Puntiamo a raggiungere per tutti i corsi d’acqua lo stato di qualità buono entro dieci anni e di sufficiente entro due. Per fare questo occorre innanzitutto aumentare le tutele, eliminare scarichi inquinanti e sprechi”.
Per combattere contro l’incremento della presenza di nitrati nelle acque del sottosuolo, si prevede l’istituzione di un “Tavolo Nitrati” finalizzato alla redazione entro 1 anno del Piano di risanamento delle acque sotterranee dall’inquinamento provocato dai nitrati. Partecipanpo a questo organismo la Provincia, la Regione, l’ARPA Provinciale, l’Agenzia d’Ambito per i servizi pubblici di Modena (ATO), i gestori del Servizio Idrico Integrato operanti nei territori colpiti dall’inquinamento da nitrati, ovvero Hera Modena e SAT, le Associazioni agricole.
Contestualmente alla Variante al PTCP, il Consiglio provinciale ha altresì approvato il “Programma delle misure per la tutela qualitativa della risorsa idrica” per quanto riguarda la disciplina degli scarichi e il “Programma per la realizzazione di bacini a basso impatto ambientale“.
L’attività di pianificazione e programmazione nel settore fognario depurativo e quindi in materia di scarichi è una delle principali competenze della Provincia di Modena in materia ambientale. Tra gli interventi previsti in questo ambito vi sono l’estensione del sistema fognario alle zone non ancora servite, l’applicazione di sistemi di depurazione dove non presenti.
Sempre per quanto riguarda gli impianti di depurazione si prevede di adottare sistemi di terzo livello: per abbattere il fosforo si prevede di intervenire sugli impianti al servizio di agglomerati aventi dimensioni maggiori di 10.000 abitanti mentre per l’Azoto sugli impianti di agglomerati sopra i 5.000. Si prevedono adeguamenti dei depuratori di Modena, Carpi, Concordia, Guiglia, Pavullo, Ravarino, Savignano sul Panaro, il completamento dei nuovi depuratori a Fanano, Fiumalbo, Montefiorino e Zocca.
Dall’analisi dei manufatti scolmatori di piena che provocano un maggiore impatto negativo si pensa inoltre di intervenire con l’installazione di apposite vasche di prima pioggia, bacini a basso impatto ambientale. Gli scolmatori di piena funzionano in un modo tale che in caso di pioggia di grande intensità, per evitare gli allagamenti, l’acqua che eccede la portata delle fogne viene scaricata direttamente nei corsi d’acqua, con tutto il proprio carico di sostanze inquinanti non trattate dai depuratori. Le vasche di prima pioggia hanno la funzione di accumulare le prime acque, a più alto contenuto inquinante.
Nel tratto più critico della rete, identificato nel sistema depurativo di Modena presso il Canale Naviglio, si pensa poi di realizzare un trattamento speciale con un sistema di fitodepurazione. Si intende implementare aree umide artificiali in cui gli agenti inquinanti vengano rimossi sia con l’aiuto di piante in grado di assorbirli che con l’attività microbiologica.
Tra gli altri obiettivi e interventi previsti che mirano al miglioramento della qualità della risorsa acqua vi è anche la nuova definizione delle aree di protezione per la salvaguardia delle sorgenti e delle falde, delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, con una precisa individuazione e delimitazione di tutti i potenziali pericoli.
Oltre alle azioni che mirano a tutelare le acque del territorio sotto il profilo qualitativo, vi sono anche interventi che mirano a tutelare quantitativamente le risorse idriche, si tratta in questo caso di misure di risparmio allo scopo di ridurre i consumi e le perdite di acqua che riguardano tutti gli ambiti, a livello civile, industriale e agricolo.
Campagne di educazione e sensibilizzazione devono essere promosse dalla Provincia e dagli Enti locali, di concerto con l’ATO di Modena ed i Gestori.
Tra le possibili misure a livello domestico da promuovere, vi sono ad esempio l’installazione di WC a flusso ridotto, l’impiego di lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza, la periodica manutenzione delle reti e delle apparecchiature idrosanitarie interne e condominiali.
A livello dei gestori delle reti si individua la necessità di adottare politiche tariffarie premianti il risparmio idrico, vengono poi predisposti programmi per la ricerca delle perdite di acqua e la sostituzione delle tubazioni più vecchie secondo una certa percentuale annuale, con l’orizzonte temporale del 2015.
Per quanto riguarda il sistema industriale, molto è già stato fatto con l’introduzione delle certificazioni ambientali; il risparmio idrico ed energetico è inoltre uno degli temi affrontati in sede di rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale. Queste prassi vanno ulterioremente incentivate da parte di tutti gli enti preposti.
La Provincia deve infine provvedere entro la fine del 2009 a redigere un Piano provinciale di conservazione per il risparmio idrico in agricoltura. A tale uopo è stato anche costituito uno specifico tavolo tecnico, composto dalla Provincia stessa, dai Consorzi di Bonifica, dal Servizio Tecnico Bacini Enza, Panaro e Secchia e dall’Arpa sezione Provinciale per fornire attività di supporto nella valutazione degli interventi da predisporre per il risparmio idrico nel settore agricolo.
Si tratta di interventi indirizzati al miglioramento dell’efficienza delle tecniche irrigue, della gestione delle infrastrutture per l’adduzione e la distribuzione della risorsa, nonché al riutilizzo di acque reflue depurate: le acque in uscita da alcuni impianti di depurazione possono e devono essere riutilizzate anche a scopi irrigui.
Per centrare gli obiettivi di qualità e quantità ipotizzati, per la serie di interventi da predisporre in particolare su depuratori e fognature, si prevede un investimento pari a quasi 80 milioni di euro entro il 2016.
Gli interventi vengono realizzati con i ricavi dalle tariffe da Ato, l’agenzia d’ambito per i servizi pubblici di Modena, istituita per pianificare e controllare il servizio idrico integrato.