Aggiornato a fine ottobre 2006, il più recente rapporto dell’Osservatorio provinciale sulla cooperazione sociale fornisce la fotografia di un settore in pieno sviluppo. Sono infatti in crescita tutti gli indicatori principali che analizzano il settore della gestione dei servizi alla persona nella provincia di Modena, in particolare sono in crescita proprio quelli che riguardano l’attività delle cooperative sociali.
Lo scenario è quello di una maggiore e sempre più differenziata domanda di servizi di pubblica utilità a fronte di una sempre minore capacità di darvi risposta diretta da parte del sistema del welfare pubblico. Si è quindi assistito ad un passaggio da un sistema sociale prevalentemente pubblico verso un sistema misto, attraverso la collaborazione tra enti pubblici e imprese private. Visto lo scarso interesse da parte delle aziende commerciali per la produzione di beni e servizi sociali, a colmare questo bisogno di servizi alla persona sono state le cooperative sociali, che comunque operano anche in base a criteri imprenditoriali, e conseguentemente negli ultimi anni si è verificato un forte incremento del fenomeno della cooperazione sociale.
Le cooperative sociali sono passate dal 2004 al 2006 da 53 a 72 con una crescita complessiva del 36 per cento. Di pari passo è cresciuto anche il numero degli addetti impiegati che risultano essere 3011 (dato di fine 2005, mentre nel 2004 erano 2600). Più della metà delle cooperative sociali modenesi ha meno di dieci addetti, seguono le cooperative che hanno dagli 11 ai 20 addetti.
La maggioranza del numero delle imprese e degli addetti in esse impiegate opera nell’ambito delle cooperative sociali di tipo A, ovvero quelle che gestiscono servizi socio-sanitari (progetti di reinserimento sociale, centri di aggregazione per ragazzi, centri sociali per anziani, centri rieducativi per malati psichici, case alloggio, case famiglia, ecc.) e servizi di tipo educativo (centri educativi per ragazzi, centri ludici, animazione di strada, formazione per operatori sociali, ecc.).
Seguono per numero e addetti le cooperative sociali di tipo B, ovvero quelle che possono svolgere tutte le attività produttive – commerciali, artigianali, industriali o agricole – ma finalizzate soprattutto all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Vengono considerate persone svantaggiate gli invalidi fisici, psichici e sensoriali, gli ex degenti psichiatrici, i soggetti in trattamento psichiatrico, i tossico-dipendenti, gli alcolisti, i minori in età lavorativa in situazione di difficoltà familiare, i condannati ammessi alle misure alternative alla detenzione e altri soggetti. Per legge le persone svantaggiate devono costituire almeno il trenta per cento di queste cooperative sociali di tipo B e, compatibilmente con il loro stato, devono essere socie della cooperativa stessa.
Ci sono inoltre cooperative miste che possiedono entrambi i caratteri delle precedenti A e B. Infine ci sono 3 Consorzi che hanno sede nella città di Modena come la maggioranza delle cooperative.
Gli altri dati forniti dall’Osservatorio provinciale sulla cooperazione sociale che forniscono il quadro di un settore in pieno sviluppo sono quelli che riguardano le cifre degli appalti. Questi dati aiutano anche a dare spiegazioni sul perchè ci sia uno spazio vitale crescente per le cooperative sociali.
Nel territorio modenese il fatturato complessivo del settore degli affidamenti in gestione dei servizi alla persona è pari a 89 milioni di euro alla data del 30 ottobre 2006. C’è un incremento rispetto all’anno precedente di 29 milioni di euro mentre si stima che 60 milioni di questi 89 siano appaltati alle cooperative sociali. In realtà quasi il 70 per cento degli affidamenti ha una durata pluriennale tra i due e i sei anni e quindi per avere delle misure precise e significative dal punto di vista economico sull’andamento annuale della spesa occorre poi considerare delle quote parte annuali di ciascun affidamento.
Otto affidamenti su dieci sono stati effettuati nell’ultimo anno da parte di Comuni e Unioni comunali (83 per cento della spesa: 74 milioni di euro), l’altro 20 per cento da Ausl, Ipab e Provincia (14 milioni e 670 mila euro). Gli affidamenti sono effettuati perlopiù mediante gare di appalto, la procedura di scelta del contraente utilizzata è per oltre la metà dei casi il pubblico incanto con procedura aperta, seguono procedure ristrette come la licitazione privata e l’appalto – concorso, in percentuali inferiore si usa la trattativa privata con procedura negoziata.
Dai dati sino a ora raccolti per il 2006, la maggior parte degli appalti è stata vinta da cooperative sociali iscritte all’albo provinciale (34 per cento); il 7 per cento da altre imprese che non hanno la forma giuridica della cooperativa sociale; nel 17 per cento dei casi da Associazioni temporanee di imprese che raggruppano sia imprese cooperative che altre aziende. Del 42 per cento delle aggiudicazioni, invece, non sono ancora state segnalate le imprese aggiudicatarie.
La maggioranza degli affidamenti è avvenuta nell’area dei servizi all’infanzia con 19 affidamenti, sono otto quelli per l’area anziani, quattro per l’handicap, due ciascuno per stranieri e area della psichiatria; un solo affidamento nell’area dei servizi a favore dei minori. In tre casi sono stati effettuati affidamenti in aree “miste”.
Le spese maggiori però sono quelle per gli anziani: 42 milioni e 266 mila euro, quasi la metà dell’impegno complessivo di 89 milioni del 2006. Segue la spesa per l’infanzia pari a 16 milioni e 353 mila euro.
Se anziani e infanzia assorbono oltre la metà della spesa nel settore dei servizi alla persona, per il settore “misto” dei servizi rivolti ad anziani – handicap – minori sono stati spesi 15 milioni e 740 mila euro, per il settore dei servizi a favore dell’handicap sei milioni di euro, per altri servizi quattro milioni e 565 mila euro. La psichiatria ha registrato una spesa di un milione e 732 mila euro, il settore “misto” handicap – psichiatria di un milione e 110 mila euro.
La distribuzione territoriale degli affidamenti è piuttosto omogenea, su 41 totali, tre sono stati registrati nel distretto di Mirandola, quattro in quello di Carpi, cinque nei distretti di Castelfranco e Pavullo; sette sia nel distretto di Modena (quello in cui sono state spese le somme maggiori) che nel distretto di Vignola e il resto nell’intera provincia.
“Per la prima volta – rileva Maurizio Guaitoli, assessore provinciale a Sanità e politiche sociali – è stata elaborata un’analisi dei bilanci delle cooperative sociali e i dati mettono in evidenza l’importanza di un’attività economica che produce servizi alle persone, specie le più deboli e in difficoltà. Proprio per la delicatezza e la rilevanza di questi servizi – aggiunge Guaitoli – da parte della Provincia, della Camera di commercio e degli enti locali in generale vi è una grande attenzione affinché il settore mantenga e sviluppi elevati standard qualitativi e di efficienza”.
L’Osservatorio provinciale sulla cooperazione sociale è stato istituito dalla Provincia di Modena in collaborazione con diversi soggetti come ad esempio la Prefettura di Modena, la Direzione provinciale del lavoro, le sezioni modenesi dell’Inps, dell’Inail, della ConfCooperative, di LegaCoop, di Cgil, Cisl e Uil e, da alcuni mesi, con la partecipazione della Camera di commercio. La gestione dell’Osservatorio è affidata a Promo.