Mercoledì 12 marzo il Consiglio provinciale ha discusso e approvato il Piano provinciale di tutela delle acque, lo strumento di pianificazione che ha l’obiettivo di migliorare le condizioni delle acque superficiali e sotterranee del territorio modenese. Ha votato a favore il PD, astenuti FI, An, Udc e Lega nord.
«Con questo documento – sottolinea Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente – definiamo gli strumenti e le misure per centrare gli obiettivi di qualità per le acque superficiali e sotterranee. In particolare per i fiumi intendiamo arrivare ad una classe di qualità buona anche in pianura e per le falde avviamo una lotta molto più decisa all’aumento dei nitrati».
Il piano prevede un programma straordinario per la tutela dell’acqua nel territorio modenese, una nuova definizione delle aree di protezione delle falde e delle 741 sorgenti di montagna censite, una disciplina più puntuale degli scarichi, il miglioramento della qualità dei fiumi (in particolare del Secchia) e la garanzia del loro deflusso minimo vitale, la realizzazione della “Carta degli spandimenti zootecnici” che definisce le aree idonee all’utilizzazione agronomica di letami, liquami e fanghi di depurazione e che impone vincoli e limitazioni, la riduzione dei nitrati nelle falde acquifere con la creazione di un apposito Tavolo su tale argomento, l’abbattimento delle concentrazioni di fosforo per gli scarichi delle acque reflue urbane allo scopo di favorire un progressivo riuso per l’irrigazione agricola, la lotta contro gli sprechi idrici civili, irrigui e industriali.
Il Piano di Tutela delle Acque si configura come una variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp): dopo l’adozione di tale variante, avvenuta nell’estate 2007, la Provincia ha concluso la fase di verifica delle osservazioni presentate da Comuni, cittadini e associazioni ambientaliste e ha risposto anche alle riserve formulate dalla Regione che ha dichiarato il Piano “conforme agli strumenti di pianificazione regionali”.
Nel piano è presente anche il report che analizza lo stato ed il trend quali-quantitativo delle acque superficiali e sotterranee del territorio modenese. Con una analisi riferita agli anni 2005-2006, confrontata con i dati dell’andamento del precedente decennio, tale documento studia l’evoluzione dei principali parametri inquinanti ed è utile per verificare l’esito delle politiche e delle azioni messe in atto dalla Provincia in relazione al raggiungimento degli obiettivi quali-quantitativi previsti dalla normativa vigente.
I dati presentati nel report sono raccolti dall’Arpa attraverso la rete di monitoraggio regionale e provinciale con stazioni di rilevazione localizzate nei corsi d’acqua e nei bacini idrografici. Si tratta di 35 stazioni lungo i fiumi e 75 pozzi di acqua potabile tenuti costantemente sotto controllo. Periodicamente vengono effettuati prelievi e si analizzano tutta una serie di parametri come la temperatura dell’acqua e la sua purezza, l’ossigeno disciolto, la presenza di sostanze come metalli, idrocarburi, pesticidi e fitofarmaci, nitrati, e anche di batteri come salmonelle, enterococchi fecali ed altri composti organici. Alla fine vengono misurati una serie di indicatori che forniscono una misura dell’inquinamento.
Per le acque di superficie, i due bacini idrografici principali del territorio modenese sono quelli dei fiumi Panaro e Secchia. Il primo dato rilevante e facilmente intuibile è il fatto che scendendo verso la pianura la qualità dell’acqua peggiora. Questo è dovuto al maggiore insediamento umano presente in pianura e alle conseguenti forme di inquinamento che ne derivano, all’immissione delle acque pur depurate provenienti dai maggiori agglomerati urbani del territorio, oltre al consistente carico derivante dall’attività agricola e zootecnica e industriale.
Si registra un livello qualitativo superiore del fiume Panaro nei confronti del fiume Secchia.
Per tutto il tratto montano-collinare fino a Marano, la qualità ambientale del fiume Panaro risulta di classe buona, mentre per il tratto di pianura fino alla immissione in Po risulta di classe sufficiente, in linea con l’obiettivo previsto per il 2008. Rimane un punto critico il canale Naviglio che riceve le acque provenienti dall’agglomerato di Modena. La qualità registrata è in questo caso di classe scadente, per altro in linea con gli obiettivi previsti sia per il 2008 che per il 2016 dal Piano Regionale di Tutela delle Acque (approvato nel 2005).
Anche per il fiume Secchia la qualità delle acque del tratto montano-collinare risulta di classe buona, raggiungendo in anticipo l’obiettivo posto dalla normativa al 2016; il tratto di pianura fino alla confluenza nel fiume Po risulta invece di qualità sufficiente, realizzando l’obiettivo al 2008, ma non quello previsto per il 2016. Per il cavo Parmigiana Moglia, con qualità scadente, l’obiettivo normativo risulta ad oggi ancora difficilmente raggiungibile. Sono scadenti anche le acque dei torrenti Fossa di Spezzano, Tresinaro e del canale Emissario, per cui l’obiettivo di Piano non risulta ad oggi raggiunto. Contribuiscono in questo caso i carichi inquinanti provenienti principalmente dagli agglomerati di Sassuolo prima e Carpi poi.
Per quanto riguarda la qualità delle acque sotterranee, si denota un lieve peggioramento della qualità complessiva. Solo il 17% dei pozzi monitorati risulta di classe 2 (nitrati < 25 mg/l), il 13% è di classe 3 (nitrati < 50 mg/l) ed il 35% di classe 4, con livelli di concentrazione di nitrati superiori ai 50 mg/l, oltre quindi il limite che determina la potabilità.
La concentrazione dei nitrati nelle falde acquifere aumenta vicino all’area urbana della città di Modena, dove nei pozzi ad uso acquedottistico di Modena sud e Cognento il valore medio ha raggiunto i 50 mg/l. In particolare il campo acquifero di Cognento riveste un’importanza strategica e rilevante per l’entità dei prelievi, che superano i 18 milioni di metri cubi, costituendo un 40% circa della risorsa idrica erogata in provincia di Modena.
Le acque immesse nella rete acquedottistica si attestano comunque su valori inferiori al limite normativo di potabilità (rete HERA 24,6 mg/l, rete AIMAG 23,0 mg/l).
Le fonti principali che contribuiscono all’incremento di nitrati nelle falde sono riconducibili generalmente alla dispersione dalla rete fognaria e allo spandimento dei liquami zootecnici in quantitativi eccessivi.
Per combattere contro l’incremento della presenza di nitrati nelle acque del sottosuolo è stata redatta la Carta degli spandimenti zootecnici, che individua le aree vulnerabili ai nitrati e le zone ordinarie, definisce zona per zona le modalità di spandimento e i limiti massimi di azoto per ettaro nei campi.
Il piano provinciale per la tutela delle acque prevede inoltre l’istituzione di un “Tavolo Nitrati” finalizzato alla redazione del Piano di risanamento delle acque sotterranee dall’inquinamento provocato dai nitrati. A questo organismo partecipano la Provincia, la Regione, l’ARPA Provinciale, l’Agenzia d’Ambito per i servizi pubblici di Modena (ATO), i gestori del Servizio Idrico Integrato operanti nei territori colpiti dall’inquinamento da nitrati, ovvero Hera Modena e SAT, le Associazioni agricole.
Per quanto riguarda infine il dato quantitativo relativo alle acque sotterranee, ovvero la consistenza delle falde, il report evidenzia per la maggior parte del territorio percorso dal fiume Panaro una buona condizione di equilibrio idrogeologico (l’80% risulta classificato in classe A e circa un 16% in classe B).
Per il fiume Secchia e il torrente Tiepido la classificazione quantitativa mette invece in risalto un forte deficit idrico in una vasta area in corrispondenza dei comuni di Fiorano, Formigine e Magreta. Il 30% circa del territorio intorno a questi due fiumi è in deficit idrico (classi B e C), nella restante parte, rimane comunque un buon equilibrio fra prelievi e ricarica della falda acquifera (classe A).