Mark Dion: Concerning hunting

Dall'1 febbraio al 26 aprile alla Galleria Civica di Modena è visitabile una mostra dedicata all'artista americano Mark Dion. Il tema affrontato è quello della caccia, come metafora del rapporto tra l'uomo e la natura.

Alla Galleria Civica di Modena dall’1 febbraio al 26 aprile è visitabile la mostra “Mark Dion: Concerning hunting”. Si tratta di una delle cinque tappe di un percorso espositivo dedicato dall’artista americano Mark Dion alla caccia, vista come metafora del rapporto tra l’uomo e la natura. Ad aprile 2008 la mostra è stata ospite del Kunstraum di Dornbirn in Austria mentre a giugno 2008 è stata allestita al Kunstbygning di Aarhus in Danimarca. Le ultime due tappe saranno la Herbert-Gerisch Stiftung di Neumünster in Germania a maggio, e la Kunsthalle di Krems di nuovo in Austria nel mese di novembre. Gli allestimenti variano in relazione alle sedi delle istituzioni ospitanti, riuscendo ad essere unici ogni volta.

La mostra modenese dedicata a Mark Dion è organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. I curatori sono Verena Gamper e Dieter Buchhart. La sede dell’esposizione è il Palazzo Santa Margherita, in corso Canalgrande 103 a Modena. L’inaugurazione è prevista domenica 1 febbraio alle 12.

Mark Dion (nato nel 1961 negli USA a New Bedford, Massachusetts) vive e lavora tra New York e Beach Lake in Pennsylvania. L’artista americano si esprime utilizzando diverse tecniche: disegno, fotografia e installazioni. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive in Europa (Londra, Manchester, Atene, Losanna, Praga) e negli Stati Uniti (New York, Philadelphia, Chicago). Tutto il suo lavoro è dedicato al fascino della natura che trasforma l’uomo in collezionista, in ricercatore e in avventuriero. Da più di venti anni animali imbalsamati, espositori in vetro straripanti e tavoli scientifici appartengono al repertorio visivo dell’artista americano. A Mark Dion interessa analizzare l’impatto distruttivo che la civiltà umana ha sul mondo naturale, in una sorta di sentimento ambivalente di amore e odio, in bilico tra l’anelito alla conoscenza scientifica e il rispetto per le forme di vita da una parte e dall’altra il perenne desiderio di conquista e supremazia.

Nel progetto Concerning Hunting il tema della caccia rappresenta una metafora chiave sul rapporto tra l’uomo e la natura e il mondo intero in senso più ampio, analizza il dualismo cacciatori e prede, la coesistenza tra esseri umani ed animali. Come professione più antica dell’umanità, la caccia si basa su una percezione della natura come caos selvaggio in cui il cacciatore si prende il diritto di prevalere con la violenza. Un caos selvaggio in cui i territori di caccia si differenziano dai territori umani civilizzati, suddivisi ordinatamente in campi, strade, siepi, recinzioni, e zone abitative.
La caccia è una pratica culturale molto discussa, ricca di tradizione, esercitata con passione. Ma in Dion non c’e una critica radicale, l’artista non parte con l’intento di censurare ma piuttosto di rendere più consapevole lo spettatore degli aspetti più controversi.

L’allestimento della Galleria Civica propone innanzitutto cinque capanni da caccia in cui Mark Dion dipinge diversi archetipi del cacciatore.

Il capanno The Dandy-Rococo, con i suoi vetri di cristallo, vasellame in argento, corno da caccia e gran numero di trofei, accenna all’alleanza storica della caccia con l’aristocrazia. Una volta che l’agricoltura divenne la fonte primaria di sostentamento per gli esseri umani la caccia rimase infatti solo il passatempo principale di re ed aristocratici.

La natura paradisiaca della caccia viene invece rappresentata nel capanno The Glutton (L’Ingordo). Qui, l’abbondanza è un parodia piena di salsicce, di pezzi di carne, di ossa, di sigari, di bicchieri e piatti. Il pensiero va allo sperpero di risorse naturali, uno spreco che va ben oltre il necessario e diventa ostentazione.

Nel capanno The Slob (“Lo Sciattone”) la caccia diviene invece uno sport amatoriale machista e viene rappresentato un archetipo di cacciatore borghese o proletario, esponente di una cultura tutt’altro che aristocratica. Oltre all’armamentario da caccia, come le cartucce consumate e i bersagli di carta, il nascondiglio dello Sciattone è strapieno di rifiuti machisti come vecchie riviste di Playboy, bottiglie da birra o da liquore vuote, mozziconi di sigarette e scatole di cibo scartate a metà. L’aspetto ironico è palese.

Col passare del tempo l’identità del cacciatore inizia così a vacillare, ad assumere aspetti confusi e gli stessi capanni finiscono per collassare, come nel caso di The Ruin (“La Rovina”), il derelitto scassato di un nascondiglio.

L’ultimo capanno è The Librarian (“Il Bibliotecario”). In questo allestimento si trovano libri sulla caccia, la pesca, gli animali e i viaggi, insieme a mappe, fotografie, emblemi di caccia, binocoli e gli occhiali da lettura. C’è l’incontro tra la scienza e quella realtà alla quale la scienza fa riferimento. Il cacciatore conosce e rispetta le sue prede. Viene inoltre espressa una vera mania per il collezionismo: ciò che si cattura diventa un trofeo da mettere orgogliosamente in mostra. Questa cosa può essere collegata in generale con l’interesse di Mark Dion per gli allestimenti dei musei di scienze naturali che sono sempre tendenzialmente antropocentrici e portatori quindi di un senso di potere, il potere dell’uomo sul mondo. L’atteggiamento complessivo è sempre quello di un invincibile senso di superiorita.

Completano la mostra 6 stendardi in feltro che ritraggono animali-prede: un coniglio impallinato, un cervo ferito dalle frecce, una volpe catturata, un cinghiale con la testa mozzata, orsi-ornamento in uno stemma e armi.
Viene infine esposta l’opera dal titolo Men and Game, proveniente dal Musée de la Chasse et de la Nature di Chambord, una serie di circa cento fotografie di diverse provenienze ed epoche, ognuna di differente formato e cornice, raccolte pazientemente da Mark Dion negli anni e allestite insieme in una grande installazione a parete.

In occasione della mostra è stato realizzato un catalogo bilingue di 164 pagine, edito dalla casa editrice tedesca Hatje Cantz, con un ricco repertorio di immagini delle opere presentate, testi critici di Dieter Buchhart, Verena Gamper, Martin Henatsch, Angela Vettese, Jacob Wamberg.

L’orario di visita alla mostra è nei giorni feriali dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18. Sabato, domenica e festivi orario continuato dalle 10.30 alle 18. Chiusura settimanale il lunedì. L’ingresso è gratuito.

Per informazioni:
Galleria Civica di Modena
tel. 059 2032911/2032940

Pubblicato: 30 Gennaio 2009Ultima modifica: 31 Gennaio 2009