Le scelte strategiche del Piano

Centralità al territorio e maggior integrazione - 17 ottobre 2011

Centralità al territorio, con soluzioni innovative come le Case della Salute, poliambulatori territoriali sempre aperti dove il cittadino trovi medici di medicina generale, di continuità assistenziale e per l’emergenza, punto prelievi e servizi di diagnostica di radiologia ed ecografia di base (14 le strutture previste, da realizzare entro il 2015). Sono alcune delle novità previste dal Pal che, sempre per quanto riguarda il territorio, consentirà l’istituzione di 30 nuovi posti-letto di lungo-assistenza per malati con patologie croniche e per le dimissioni protette e 18 posti-letto in strutture residenziali per le cure palliative, equamente  distribuiti nelle tre aree della provincia (nord, centro e sud); la gestione dell’hospice del Com verrà trasferita a livello territoriale, a gestione infermieristica.

“Purtroppo il dibattito politico di questi mesi si è incentrato quasi esclusivamente sugli ospedali – rilevano Emilio Sabattini e Giorgio Pighi, presidenti della Conferenza territoriale – alimentando una competizione tra strutture che, invece, va assolutamente evitata”.  Il Pal, al contrario, prevede la forte integrazione fra Azienda Usl e Policlinico, con la creazione di un presidio unico provinciale per il coordinamento di tutte le strutture ospedaliere. Superando l’attuale classificazione per reparti, gli ospedali sono caratterizzati sempre più come luoghi dove curare i pazienti acuti e si suddividono in provinciali (Policlinico e Baggiovara), d’area (Carpi e Sassuolo) e di prossimità (Mirandola, Castelfranco, Pavullo e Vignola). Aumentano i letti di lungodegenza e diminuiscono quelli chirurgici, crescono day hospital e chirurgie ambulatoriali. Gli investimenti vanno nella direzione di migliorare impianti, sicurezza, logistica con un unico magazzino provinciale e il potenziamento tecnologico.

“In molti hanno fatto leva sulle paure dei cittadini, paventando il depotenziamento o addirittura la chiusura degli ospedali periferici. La realtà – precisano Sabattini e Pighi – è ben diversa. E’ stata introdotta una riorganizzazione funzionale per area geografica e intensità di cura, in linea con quanto sta accadendo non solo in altre regioni italiane, ma anche nel resto del mondo, con l’obiettivo prioritario di assicurare il massimo livello di sicurezza per i pazienti.  Per quanto riguarda i piccoli ospedali, il Piano Sanitario Nazionale approvato dal  governo – precisano Pighi e Sabattini – indica lo sviluppo di una duplice integrazione, verso gli ospedali maggiori e verso le funzioni assistenziali distrettuali. E’ esattamente quello che prevede il Pal. Anzi, siamo andati addirittura oltre, mantenendo il punto nascita di Pavullo che, in base alle direttive del ministero della Salute, avrebbe dovuto chiudere. Ma il sistema degli enti locali, proprio perché attento alle peculiarità e specificità del territorio, in particolare di quello montano, ha chiesto e ottenuto dalle Aziende sanitarie che si trovasse una soluzione per preservare questo importante servizio”.

In un quadro di risorse economiche in continua diminuzione, “la scelta di potenziare la rete territoriale è resa possibile dal forte impulso a una maggior integrazione dei servizi esistenti e alla semplificazione organizzativa- spiegano Sabattini e Pighi – andando a tagliare tutto ciò che non incide sull’assistenza ed eliminando i doppioni. Accorpamenti, come la creazione di tre macro-aree, e integrazioni servono a ridurre la spesa ma anche a rendere più efficiente il servizio, facendo dialogare ancor meglio le due Aziende sanitarie”.

Sabattini e Pighi sottolineano infine il “ruolo centrale dell’Università, che ha partecipato attivamente ai gruppi di lavoro impegnati nella definizione del Pal. Formazione, ricerca e assistenza devono integrarsi in maniera ancora più forte rispetto al passato, per migliorare l’efficienza del sistema”. 

“Alle migliaia di cittadini che si sono schierati a difesa degli ospedali – osservano infine Sabattini e Pighi – vogliamo assicurare che i loro rappresentanti, cioè i sindaci, hanno svolto in questi mesi un ruolo importantissimo di vigilanza, avendo sempre come obiettivo primario la tutela degli interessi delle proprie comunità. La loro attenzione non verrà meno anche in futuro: verrà infatti istituito un Osservatorio provinciale per la rendicontazione dei risultati di questo Piano, che permetterà di conoscere in tempo reale le eventuali criticità e di intervenire in tempi rapidi”.

Pubblicato: 17 Ottobre 2011Ultima modifica: 27 Settembre 2022