I gamberi di fiume

Lunedì 11 dicembre convegno sul tema "Il gambero di fiume e il gambero della Louisiana: specie indigene ed esotiche a confronto", una accurata analisi sullo stato di salute di questi importanti bioindicatori dell'inquinamento dei corsi d'acqua.

“Il gambero di fiume e il gambero della Louisiana: specie indigene ed esotiche a confronto” è il tema del convegno organizzato dal Consorzio di Gestione del Parco Fluviale del Secchia, in collaborazione con la Provincia di Modena, l’Università di Bologna e il Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina. Il convegno si svolge lunedì 11 dicembre a partire dalle ore 9.30 presso la Corte Ospitale in via Fontana 2 a Rubiera in provincia di Reggio Emilia.

Al convegno partecipano Alberto Caldana, Assessore all’Ambiente e alle Politiche Faunistiche della Provincia di Modena, Giuseppe Neroni, Presidente del Consorzio di Gestione Parco Fluviale del Secchia, rappresentanti del mondo universitario e vari tecnici per analizzare lo stato di salute delle varie specie di gambero d’acqua dolce localizzate in Italia e in particolare nel territorio modenese, con l’attenzione focalizzata sui gamberi di origine locale, che sono in via d’estinzione, in confronto a quelli esotici provenienti dalla Louisiana che al contrario sono in piena espansione.

Dove c’è il gambero di fiume l’acqua è buona. Questa affermazione è valida se si tratta della specie indigena dell’Austropotamobius Pallipes, il gambero di fiume italico. Al contrario ci sono buone probabilità che l’acqua sia inquinata laddove prosperi la specie alloctona del Procambarus Clarkii, il gambero di fiume americano “importato” dalla Louisiana che si adatta maggiormente rispetto al gambero “modenese” alle cattive condizioni qualitative dei corsi d’acqua.

I gamberi d’acqua dolce della specie Austropotamobius Pallipes popolavano i corsi d’acqua soprattutto in collina e montagna. Il loro rischio di estinzione è conseguente sia alla pesca di frodo nonostante siano specie protetta, sia all’inquinamento delle acque. I gamberi di tale specie indigena sono considerati infatti degli ottimi bioindicatori, ovvero esseri viventi che vivono solo ed esclusivamente in acque molto pulite e la loro assenza ci dice che le acque sono inquinate. La terza causa che potrebbe portare all’estinzione del gambero “modenese” è l’avvento del gambero americano Procambarus Clarkii, un competitore naturale che nel volgere di pochi anni ha occupato quasi tutta la rete idrografica della pianura insinuandosi anche in alcuni corsi d’acqua e bacini lacustri appenninici, togliendo spazi di sopravvivenza residui allo stesso gambero indigeno. Di maggiori dimensioni rispetto a quello locale e molto più resistente all’inquinamento, il gambero americano si sta riproducendo a grande velocità e sta occupando una vasta nicchia ecologica a scapito soprattutto di specie faunistiche e botaniche minori oggetto della sua predazione ed alimentazione; il gambero americano si presenta anche come una minaccia per la stabilità di rive e scarpate dove scava una fitta maglia di cunicoli.
Il gambero americano è arrivato nelle acque modenesi alla fine degli anni ’90 (i primi rilevamenti risalgono al 1998 nella zona tra Carpi e Rio Saliceto) probabilmente a causa dell’attività di alcuni allevatori abusivi o di pescatori (questa specie era già presente da tempo in altre zone del paese, in particolare in Toscana). Si può pescare ed è commestibile ma non di ottima qualità (anche se in Louisiana è un piatto nazionale).

In questa situazione di rischio di estinzione del gambero “modenese” la Provincia di Modena ha deciso di intervenire con un progetto finalizzato alla reintroduzione del gambero di fiume indigeno nel Parco dei Sassi di Roccamalatina ed aree adiacenti. Tale progetto è stato approvato e finanziato dalla Regione alla fine del 2000.
Dapprima fu costituito un gruppo di lavoro composto da Massimiliano Gianaroli, idrobiologo dell’Assessorato alle Politiche faunistiche della Provincia di Modena, da un rappresentante del Parco dei Sassi di Roccamalatina, da un rappresentante del “Consorzio per la gestione dell’Area di riequilibrio della cassa di espansione del fiume Secchia e delle aree contigue” e infine dal dr. Francesco Quaglio, responsabile scientifico del CRISP dell’Università di Bologna (Centro di Ricerca interdipartimentale sulle tecnologie e l’igiene degli allevamenti intensivi delle piccole specie).
Allo stesso CRISP fu poi affidato sia il compito di effettuare una rilevazione a tappeto di tutti i corsi d’acqua modenesi per verificare dove ancora sopravvivesse il gambero locale sia il compito di progettare delle linee guida gestionali per la tutela del gambero di fiume autoctono Austropotamobius Pallipes e iniziative di monitoraggio e contenimento della specie alloctona Procambarus Clarkii.
Nel progetto della Provincia di Modena è prevista anche una campagna di informazione rivolta soprattutto a pescatori e allevatori sui rischi per l’ambiente derivati dall’introduzione del gambero americano e sull’importanza di tutelare il gambero “modenese”. A tale scopo nella primavera del 2006 la Provincia ha distribuito una guida di approfondimento dedicata alle diverse specie di gamberi d’acqua dolce. La guida viene distribuita gratuitamente dall’Assessorato provinciale alle Politiche Faunistiche (via Rainussso 144 – tel. 059 209700), dalla Riserva naturale della Cassa di Espansione del Secchia e dal Parco dei sassi di Roccamalatina.

Il convegno scientifico organizzato lunedi’ 11 dicembre è un ulteriore atto importante di questa campagna informativa, oltre che un momento utile per fare il punto sia sul monitoraggio delle varie specie di gamberi di acqua dolce, sia sullo stato di avanzamento del progetto provinciale di reintroduzione dei gamberi di fiume indigeni, il tutto con importanti risvolti conoscitivi sul potenziale livello di inquinamento dei corsi d’acqua modenesi.

Pubblicato: 07 Dicembre 2006