Heimo Zobernig

Le installazioni dell'artista austriaco sono in mostra presso la Palazzina dei Giardini di Modena fino al 20 luglio. Si tratta di arte concettuale che indaga sulla efficacia della rappresentazione figurativa e sul rapporto tra finzione e realtà.

Fino al 20 luglio presso la Palazzina dei Giardini in corso Canalgrande a Modena si può visitare la mostra dedicata a Heimo Zobernig, un’artista concettuale di origine austriaca. L’arte concettuale si fonda sul pensiero e sull’astrazione e non più esclusivamente sul piacere estetico e visivo. L’esposizione è stata organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, a cura di Cornelia Lauf.

Heimo Zobernig è nato a Mauthen nel 1958, vive e lavora a Vienna. L’artista austriaco ha esordito lavorando per il teatro e le arti performative. A partire dalla metà degli anni ottanta, crea quadri e sculture a carattere geometrico astratto e col tempo matura una sua poetica personale interessata alla definizione dell’opera d’arte e al rapporto di questa con il mondo reale. Con una precisione quasi scientifica, Zobernig analizza i presupposti della creazione artistica attraverso una pluralità di mezzi espressivi.

Nella mostra modenese Heimo Zobernig propone alcuni progetti: l’installazione di un “blue box” creato espressamente per gli spazi espositivi della Palazzina dei Giardini, un’installazione video con l’utilizzo di effetti chroma key, una finta-vera sala da conferenza, e due suoi libri d’artista.

Il “blue box” è un dispositivo impiegato per le produzioni televisive. Crea un effetto ottico attraverso il quale lo sfondo, se pitturato di blu, viene sostituito da altro materiale video in fase di montaggio. Il “blue box” di Modena è una struttura costruita con travi d’acciaio (3m x 4m x 10m), ricoperta al suo interno da un reticolato blu. Nella parete di fondo del “blue box” è proiettato un video che sembra espandere lo spazio, come in una specie di trompe-l’œil. Facendoci camminare all’interno di questa struttura oblunga, l’artista mette anche noi in un luogo in cui proviamo una sensazione di straniamento, essendo entrati in un mondo finto.

Zobernig indaga sul concetto di cosa sia una immagine. Partendo dall’idea dei collage, si interessa della manipolazione delle immagini digitali della fotografia e del video, con l’utilizzo di diversi livelli che si fondono in una immagine unica. Questo processo avviene anche nell’installazione video proposta nella mostra modenese, con l’utilizzo alcuni schermi e in cui viene usato il chroma key per giocare con le immagini dentro alle immagini, dove l’esterno è proiettato all’interno, alterando la percezione dello spazio.

Ed ecco che le installazioni di Zobernig che prevedono l’utilizzo del chroma keying così come similmente del blue box sono lì a ricordarci che non possiamo credere a tutte le figure così come sono e a tutte le immagini come ci vengono proposte.

Nella sala che conduce alla videoinstallazione è stato ricreato una sorta di auditorium, con 40 sedie di colore bianco. Anche in questo caso Zobernig studia il rapporto ambiguo tra vero e finto, tra evento reale e la sua rappresentazione. Queste sale da conferenza, puntualmente ricreate da Zobernig in molte altre sue mostre, hanno una loro presenza estetica ma anche una vera funzionalità, vengono cioè utilizzate veramente per seminari aperti al pubblico. Ma ambienti così precisi e codificati trasformano tutto ciò che vi avviene all’interno in una ulteriore finzione, come se si fosse su un palcoscenico a teatro.

Tra gli allestimenti della mostra vi sono anche due serie di due libri: “Atlas” e “Die Kunst der Enzyklopädie”. Si tratta di personali omaggi all’idea di atlante e di enciclopedia, sotto forma di libri d’artista le cui pagine sono composte con la tecnica del collage.

Atlas è una serie di 30 collages di immagini tratte da riviste scientifiche e testi di geografia, di figure astratte, di mappe, di carte, di grafici e altri oggetti. Il libro evidenzia le problematiche legate al concetto di scala e ai rapporti dimensionali, per porre in discussione la capacità dei simboli e dei segni di indicare la effettiva sostanza del reale.

Die Kunst der Enzyklopädie (L’arte dell’enciclopedia), di 64 pagine, si compone invece di sette sezioni indicate da numeri a pagina intera. Anch’esso è uno studio quasi scientifico, che interroga in chiave ironica sia il senso di qualsiasi analisi critica, sia la effettiva possibilità di una reale rappresentazione figurativa. Die Kunst der Enzyklopädie tenta di analizzare quei presupposti tramite i quali il linguaggio attribuisce un senso ai concetti, anche attraverso l’uso delle immagini, e si analizzano le relazioni tra le parole, i colori, le forme ed il valore dei testi e delle immagini. Il risultato è che si assiste al collasso del rapporto tra contenuto e immagine e del testo stesso al suo interno. La sfida che propone Die Kunst der Enzyklopädie è quella relativa al desiderio di rappresentare la realtà tramite un linguaggio limitato e limitante.

La mostra dedicata a Heimo Zobernig propone anche un catalogo: in un unico cofanetto di cartone vi sono inseriti due volumi con il progetto Atlas e la riedizione di Die Kunst der Enzyklopädie, mentre un terzo libro contiene testi critici della curatrice Cornelia Lauf, Angela Vettese, Direttore della Galleria Civica di Modena e Laura Bruni, comprese le riproduzioni delle immagini dei lavori esposti in mostra.

Scheda di riepilogo
Titolo della mostra:
Heimo Zobernig
Dove: Palazzina dei Giardini in corso Canalgrande a Modena
Periodo: dal 20 aprile al 20 luglio
Orari: dal 20 aprile all’1 giugno da martedì a domenica 10.30-13 e 16-19.30, dal 3 giugno al 20 luglio da martedì a domenica 17-22, lunedì chiuso
Costo: ingresso gratuito
Info: Galleria Civica di Modena, tel. 059 2032911-2032940, email: galcivmo@comune.modena.it

Pubblicato: 22 Aprile 2008Ultima modifica: 23 Aprile 2008