E’ del 2007 l’istituzione della giornata del ricordo per le vittime del terrorismo, un modo per rileggere non solo in chiave storica e politica quelli che sono stati denominati di anni di piombo, ma per comprendere e tramandare ai giovani l’incolmabile, inaccettabile portato di dolore che è nel vissuto delle famiglie e delle vittime. E per farlo il Parlamento ha scelto il 9 maggio, il giorno dell’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, una data simbolo per la storia recente d’Italia.
Anche la Provincia di Modena promuove una riflessione sulla quella drammatica stagione e celebra il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo con un consiglio provinciale straordinario, l’incontro con il giornalista Mario Calabresi e una installazione videostorica dedicata ad Aldo Moro.
Sabato 10 maggio alle ore 10 è prevista una seduta straordinaria del consiglio provinciale, nella “Sala delle dame” dell’Istituto Venturi, in via dei Servi 21 a Modena, alla presenza delle autorità civili e militari, rappresentanti delle istituzioni, del mondo della scuola e della società civile. Dopo un’introduzione del presidente del Consiglio Luca Gozzoli, l’intervento centrale è affidato al professor Alberto Melloni, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia e curatore di una installazione videostorica dedicata alla figura di Aldo Moro, del quale ricorre, il 9 maggio di quest’anno, il trentesimo anniversario dell’uccisione. A chiudere i lavori sarà il presidente della Provincia, Emilio Sabattini.
Dalla “Sala delle dame” ci si sposta nella vicina chiesa di San Paolo, in via Francesco Selmi 65, dove alle 11,30 una rappresentanza di studenti delle scuole superiori incontrerà Mario Calabresi, giornalista di Repubblica e autore del libro “Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo”.
Alle 12, sempre nella chiesa di San Paolo, l’inaugurazione di “Trittico: 1978-2008. Moro, l’Italia, la coscienza”, installazione videostorica preparata dal laboratorio dell’archivio cinetelevisivo della Fondazione per le scienze religiose “Giovanni XXIII” con la collaborazione delle Teche Rai e dell’Accademica Aldo Moro di Roma e il patrocinio delle più alte istituzioni della Repubblica.
L’installazione consiste in un parallelepipedo appeso, una “prigione di garza” delle dimensione di quella in cui, per 55 giorni, venne tenuto Aldo Moro (2,50 di profondità per 1,20 di larghezza per 2,0 metri di altezza). Sui due lati corti della cella passa una foto-biografia che raccoglie in una sequenza continua foto pubbliche e private di Moro. Sul lato più ampio, che ha le dimensioni di un grandissimo televisore di m. 2 x 2.50, scorre il corpo della narrazione. Lo schermo appare come un trittico: nella parte centrale passano i TG dei vari giorni, prima e dopo il rapimento, che all’improvviso rallentano e si fermano su una parola chiave, messa in risalto da un sottotitolo; mentre questa immagine s’immobilizza, quella che accanto quella che sembrava una foto di Moro si anima e fa sentire il pensiero di Moro su un problema, un rapporto, un tema. Altre volte è il riquadro di destra, quello rivolto al futuro nella successione del tempo, quello nel quale altri (Lama, Paolo VI, Bachelet, Dossetti, Ruffilli, Tobagi) parlano di Moro e del suo ruolo nella storia italiana.
La mostra, che è a ingresso libero e rimarrà aperta fino al 2 giugno tutti i giorni dalle 16 alle 19 (il sabato e la domenica anche dalle 10 alle 13, oltre alla possibilità di organizzare visite per le scuole al mattino su prenotazione).