Luciano Pavarotti è morto alle cinque di questa mattina nella sua villa a sud di Modena. Era da tempo malato di tumore al pancreas.
“Il Maestro – si legge in una nota del suo agente Terri Robson – ha combattuto a lungo una dura battaglia contro un cancro al pancreas che alla fine gli ha tolto la vita. Mantenendo l’approccio che ha caratterizzato tutta la sua vita e il suo lavoro, è rimasto positivo fino all’ultimo istante della sua malattia”. Pavarotti – ha reso noto ancora Robson – aveva al suo fianco la moglie Nicoletta e le figlie Lorenza, Cristina, Giuliana e Alice.
Pavarotti, in una sorta di testamento spirituale pubblicato recentemente sul suo sito, voleva: “essere ricordato come cantante d’opera, ovvero come rappresentante di una forma d’arte che ha trovato la sua massima espressione nel mio Paese, e spero inoltre che l’amore per l’opera rimanga sempre di importanza centrale nella mia vita“.
Il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, ha annunciato che proporrà che a Pavarotti sia intitolato il Teatro comunale della città. “Ci lascia un grande artista, un uomo buono – ha affermato Pighi commentando la scomparsa del grande tenore – Luciano Pavarotti ha dato lustro a Modena nel mondo”.
Il presidente della Provincia Emilio Sabattini nell’esprimere alla famiglia il cordoglio per la scomparsa del maestro Luciano Pavarotti sottolinea come «non si è spenta solo una voce che ha saputo illuminare le scene internazionali, ma è venuto a mancare un pezzo della nostra storia emblema di Modena a livello internazionale».
La carriera di Luciano Pavarotti è stata una delle più lunghe tra quelle dei cantanti lirici, vissuta attraverso straordinarie innovazioni.
Una carriera cominciata nel coro di Modena, dove era nato il 12 ottobre 1935: l’anno della svolta arriva nel 1961, quando il ventiseienne Luciano vince il Concorso internazionale di Reggio Emilia, dove debutta come Rodolfo nella Boheme. La sua voce estesa di tenore chiaro, calda e suggestiva nei fraseggi più teneri, scevra dai rischi di ‘strillo’ negli acuti più impegnativi, lo consacra ad un’ascesa, che lo porterà in pochi anni nei più grandi teatri del mondo.
Nel 1965 il debutto alla Scala in Boheme con Mirella Freni e Karajan è un trionfo. E nel ’67, con la stessa opera, ormai cavallo di battaglia in un repertorio sempre più vasto (che spazierà da Luisa Miller a Rigoletto, dal Trovatore al Ballo in maschera, dalla Gioconda all’ Elisir d’amore, da Aida a Lucia di Lammermoor, da Turandot a Idomeneo, da Ernani a Otello e ai Pagliacci), affronta con identico successo il Metropolitan di New York.
Negli anni Novanta, al culmine della sua carriera, ritorna nella sua Modena con una nuova sfida, quello della contaminazione, l’opera con la musica più Modena. A Modena realizza il suo Pavarotti and friends, un appuntamento che grazie alla sua passione, carisma e simpatia raduna decine e decine di grandi interpreti e avvicina milioni di giovani in un gioco musicale che rompe steccati e pregiudizi.
E proprio con la volontà di unire, affratellare che Pavarotti rafforza l’ impegno umanitario a favore dei malati e dei più deboli, con campagne per finanziare progetti di solidarietà nel mondo.
Addio Luciano
Luciano Pavarotti è morto. Modena commossa saluta il suo grande cittadino.
Modena ha perso un grande artista, legato profondamente alla sua città e alla sua terra, personalità simbolo di Modena nel mondo.
Il sindaco di Modena ha annunciato: "Gli intitoleremo il Teatro comunale"
Modena ha perso un grande artista, legato profondamente alla sua città e alla sua terra, personalità simbolo di Modena nel mondo.
Il sindaco di Modena ha annunciato: "Gli intitoleremo il Teatro comunale"
Pubblicato: 06 Settembre 2007 — Ultima modifica: 06 Luglio 2020