Originariamente razza a triplice attitudine (latte, carne, lavoro) la “bianca modenese” produce un latte particolarmente idoneo alla trasformazione in parmigiano-reggiano. Di origine incerta sembra derivi dall’incrocio tra la razza reggiana, soggetti podalici (razze locali dell’Appennino) e romagnoli. Se ne trovano le prime tracce in alcuni documenti della metà dell’800; agli inizi del ‘900 i Consorzi zootecnici comunali avevano iscritti e controllavano circa 52 mila bovini di questa razza.
Dopo la seconda guerra mondiale ha inizio il progressivo declino della “bianca” perchè gli allevatori ormai si orientano sempre di più verso razze a più spiccata attitudine lattifera. La consistenza della razza si è progressivamente ridotta fino alle attuali 261 vacche al punto che è considerata fra le razze bovine in estinzione. Oggi la “bianca modenese” è addetta prevalentemente alla produzione di latte particolarmente idoneo e specifico per la trasformazione a parmigiano-reggiano visto l’ottimo rapporto fra grasso, proteine e caseine.
Nel 1998 è partito un progetto, finanziato dalla Provincia e dalla Regione Emilia Romagna, finalizzato al recupero, al miglioramento e al rilancio della razza con la creazione di nuovi nuclei di selezione. La fase successiva è quella della utilizzazione del latte di “bianca modenese” per la trasformazione in Parmigiano-Reggiano di cui il progetto avviato dalla Provincia con il caseificio di Rosola è la prima tappa.