le antiche divinità dei monti “tornano” a s. giulia 3 scheda: in mostra testimonianze dei luoghi di culto

Un territorio di “uomini e dèi delle montagne” che hanno lasciato importanti testimonianze di insediamenti e culti. E’ l’Appennino modenese tra il II e il I millennio prima di Cristo, Centro non un’area marginale occupata da pochi e indigeni abitanti. Dopo gli insediamenti dell’età del bronzo, contemporanei alle terramare di pianura, nell’età del ferro, mentre in pianura si affermava la dominazione degli Etruschi, il territorio montano doveva essere in gran parte occupato da popolazioni liguri appartenenti alla tribù dei Friniati che tanto filo da torcere hanno dato ai Romani, fino addirittura ad arrivare al saccheggio e all’occupazione temporanea della colonia di Mutina nel 177 a.C. I Liguri intrattenevano rapporti di scambio con i vicini Etruschi, come evidenzia, tra l’altro, un ricco corredo bronzeo databile al V secolo a.C., proveniente da una sepoltura trovata nelle vicinanze di Pavullo. E numerose sono testimonianze che indicano la presenza di luoghi sacri.

Durante l’età del ferro, santuari montani, sacelli e aree votive erano realizzati in corrispondenza di sorgenti o piccoli laghetti. Bronzetti di devoti o figurine di animali che rappresentano offerte alla divinità sono, per esempio, attestati a Montese in un’area dove in passato esistevano una sorgente di acqua curativa e un piccolo lago oggi scomparso. Altre statuette in bronzo di devoti provengono da Rocca Malatina e dai monti vicino a Fanano.


Ma la testimonianza di culto più particolare è quella riscontrata a Ponte d’Ercole e a Monte Apollo, due località dell’Appennino modenese fra Lama Mocogno, Pavullo e Polinago. In quest’area, caratterizzata da un singolare ponte naturale in arenaria e da sorgenti, provengono resti archeologici a partire dall’età del bronzo e del ferro forse già relativi ad attività di tipo religioso. Ma è soprattutto in età preromana e poi romana che questo sito deve aver raggiunto una straordinaria importanza per il culto. Decine e decine di monete in argento e bronzo, databili a partire dal III secolo a.C., sono state trovate in quest’area assieme a molti altri reperti archeologici. Si tratta probabilmente di oboli che i pellegrini donavano alla divinità e ai sacerdoti officianti.

Pubblicato: 12 Luglio 2006