La mostra “Donne dipinte” propone diverse interpretazioni del concetto di femminilità attraverso alcune ideali sezioni.
Oltre il ritratto… il simbolo – “Fiordaliso” di Evaristo Cappelli, databile attorno al 1910, nasce come ritratto per divenire la solare allegoria della primavera e della giovinezza, secondo un diffuso clima simbolista; mentre “Donna con lampioncini” di Casimiro Jodi, del 1915, incarna l’ideale di un intimismo borghese. “La Bagnante” di Arcangelo Salvarani è il divertito omaggio a una bellezza spensierata e “salutistica”, diversamente dalla curiosa “Medusa di Carnevale 1956” di Augusto Zoboli che personifica, in un tono faceto ma non troppo, l’archetipo della “femme fatale”.
Il lavoro – Il tema è rappresentato da “Contadina con cesta” di Giovanni Forghieri, del 1924, e da due rari dipinti di noti autori: “La raccolta della frutta a Vignola”, saggio “novecentista” di Bruno Semprebon degli anni ’30, e “Bondeno. Inverno nel mezzano”, con donne che vanno a fascine lungo il Po, eseguito da Alberto Cavallari nel ‘59.
L’inquietudine – L’immagine della donna sembra mutare, al di là dei linguaggi di stile, anche e soprattutto nel versante interpretativo, proprio nel cruciale periodo degli anni Quaranta: l’inquietudine penetra nell’enigmatico “Ritratto di ragazza” di Pompeo Vecchiati datato al 1946, nel “Ritratto di Marta” di Nereo Annovi del ‘48, dal malinconico esistenzialismo, e nella figura femminile di Enzo Trevisi, come schiacciata sotto il peso dell’esistere. Anche un’icona di giovinezza come la “Ragazza dalle calze blu” di Mario Venturelli, del ‘53, pare minata da un pathos profondo, nell’esasperazione espressionistica del colore e della forma.
Oltre il ritratto… la donna – La pittrice “Gabriella” è raffigurata con la tavolozza in mano, nel ritratto di Arcangelo Salvarani del 1941, sullo sfondo di un “Nudo femminile” del maestro. E altre allieve ritratte dai maestri sono “Marta con fiori di campo” di Renzo Ghiozzi del ’42, immagine fluttuante di gentilezza e di poesia, e “Bona Tibertelli De Pisis”, nipote del celebre pittore ed ella stessa artista sulla scena internazionale, fermata dal pennello di Claudio Spattini come giovane volitiva e cosciente della propria forza vitale. Infine, una presenza cara come “Paula”, ritratta dal padre Elpidio Bertoli nel 1970, e una visione di liquida luce come “Cristina” di Tino Pelloni, del ’63, essenza di femminilità entro una sfera di poesia.