Difesa delle produzioni agricole e tutela delle specie di particolare interesse naturalistico. Sono questi gli obiettivi strategici individuati dal Piano faunistico venatorio della Provincia di Modena discusso dal Consiglio provinciale nella seduta di mercoledì 6 febbraio.
Questi obiettivi saranno raggiunti attraverso il controllo e la selezione delle specie causa dei maggiori danni per le colture, a partire dai cinghiali (vedi comunicato n. 139), accompagnate dalle attività di monitoraggio e prevenzione.
«Con questo Piano – sottolinea Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente – garantiamo per i prossimi anni l’equilibrio tra le esigenze agricole, quelle venatorie e la tutela delle biodiversità a rischio estinzione. Il territorio modenese presente una ricca varietà di habitat, dalle zone umide delle Valli mirandolesi al crinale appenninico, dove vivono diverse specie, anche di pregio, che devono essere salvaguardate. Ma la semplice tutela non basta. In questo Piano – continua Caldana – indichiamo anche tutta una serie di interventi di ricostruzione degli habitat naturali minacciati dagli insediamenti».
Per salvaguardare maggiormente l’agricoltura sono previsti piani di controllo numerico e mitigazioni dell’impatto per alcune specie come gazze, cornacchie, storni e nutrie. Tra le novità anche l’apertura di un ufficio danni per la raccolta dei dati su tutto il territorio provinciale.
Il Piano indica la necessità di salvaguardare maggiormente alcune specie di uccelli a rischio estinzione come la starna per la quale si prevede la sospensione della caccia. Anche per il fagiano e la lepre sono previste più razionali attività di gestione.
Sempre a tutela dell’avifauna si incentiva il miglioramento della qualità ambientale degli habitat al fine di tutelare alcune specie in calo.
Sarà avviato anche un monitoraggio di altre specie protette di particolare pregio come il falco pellegrino, l’aquila reale.
Per il lupo prosegue la raccolta dati, accompagnata da una campagna di informazione. Per il cervo la Provincia prevede l’avvio di una campagna di monitoraggio, mentre per il capriolo vengono stabiliti limiti massimi alla proliferazione.