«Il tutor scolastico, come è scritto chiaramente nell’Accordo provinciale per l’integrazione scolastica, è una figura a forte valenza volontaristica e vocazionale e il suo impegno non va quindi confuso con un lavoro». Lo ha sottolineato Silvia Facchini, assessore provinciale all’Istruzione, rispondendo in Consiglio provinciale a un’interpellanza di Dante Mazzi e Claudia Severi (Forza Italia-Pdl). Nel documento i due consiglieri domandavano se i tutor scolastici, che nelle scuole superiori hanno il compito di sostenere lo studente disabile nello studio e di accompagnare il suo inserimento sociale, siano diventati «una nuova categoria di precari senza diritti».
«Quello del tutor non è un lavoro – ha proseguito l’assessore Facchini – spesso però i tutor vengono impiegati in sostituzione del personale di assistenza e questo è un problema che va posto al Collegio di vigilanza che ha il compito di controllare che l’accordo provinciale sia applicato correttamente». L’assessore ha poi annunciato che la Provincia ha stanziato un ulteriore fondo di 104 mila euro per l’anno scolastico 2007/2008, destinato ai Comuni, per il personale che assiste gli studenti disabili certificati che si aggiunge ai 700 mila euro già assegnati all’inserimento degli alunni disabili.
Secondo i dati forniti dall’Ufficio scolastico provinciale, nel territorio modenese sono 282 i tutor scolastici. L’attività del tutor è legata a un progetto del consiglio di classe, recepito dalla scuola e finanziato dai Comuni che corrispondono ai tutor una sorta di rimborso spese con cifre diverse in base all’entità del compito e alla gravità dell’handicap. Compensi dei quali si può anche discutere, ha affermato l’assessore Facchini «per ridurre, come richiesto, le disparità tra un Comune e l’altro che però non sono così eclatanti».
«Qui abbiamo una nuova categoria di precari» ha replicato Dante Mazzi dichiarando poi che «il dibattito sarà soddisfacente solo se sarà convocata una commissione ad hoc alla quale invitare i rappresentanti dei tutor. Se la Provincia non ha le competenze – ha concluso il consigliere – stabiliamo chi deve fare cosa: il servizio o si fa in modo adeguato o non si fa».