Percorrere le strade del mondo per mano ai bambini e ai ragazzi che la guerra ha sradicato strappandoli dal nucleo e dal luogo d’origine, profughi, migranti, perseguitati razziali e sopravvissuti. È questo l’obiettivo della 4ª edizione di “Le strade del mondo”, convegno internazionale e seminario di formazione che si svolgerà alla Fondazione Villa Emma di Nonantola da giovedì 22 a domenica 25 ottobre. L’iniziativa, rivolta prevalentemente a insegnanti, educatori e operatori culturali, si propone di fare il punto sulla ricerca storiografica e sul lavoro di documentazione che toccano infanzia e adolescenza tra guerra e dopoguerra e di studiare i percorsi individuali della memoria e le narrazioni attraverso le quali il passato prende forma e il trauma della guerra, del genocidio e della perdita viene elaborato.
“Le strade del mondo”, dedicata quest’anno al sedicenne Salomon Papo di Sarajevo, l’unico che non sopravvisse dei 73 ragazzi di Villa Emma, è promossa dalla Fondazione Villa Emma di Nonantola in collaborazione con la Provincia di Modena e i Comuni di Modena e Nonantola e con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Modena, e si articola in due momenti: un convegno internazionale nelle giornate del 22 e 23 ottobre, incentrato sulle vicende del passato anche recente, da Nonantola a Hiroshima a Srebrenica, e un seminario residenziale che si svolgerà nel weekend (comunicato n. 1086). «Lo scenario mondiale degli ultimi anni – spiegano gli organizzatori – vede sempre più spesso bambini e preadolescenti che, molte volte da soli, abbandonano il loro paese troppo povero o dilaniato dalla guerra per affrontare, da clandestini, insidiosi tragitti migratori; bambini soli nelle strade delle metropoli; bambini rom e sinti perenni esuli nella guerra combattuta in nome della sicurezza». Le storie di questi bambini saranno al centro del seminario di formazione nel quale si rifletterà sulla cultura dell’accoglienza e dei diritti, sui mutamenti che la scuola dovrebbe darsi, sul mondo adulto che ha il dovere di tutelare e di stabilire relazioni di accoglienza e di interazione.