Concludendo il dibattito sull’ordine del giorno unitario sulla Gambro, l’assessore provinciale Francesco Ori ha affermato che «l’obiettivo della trattativa, che sarà lunga, è difendere i lavoratori ma anche dimostrare che competitività e tutela occupazionale possono viaggiare insieme e non essere divergenti. Ci sono le condizioni per pretendere di più dall’azienda. Approvare un ordine del giorno unitario come quello di oggi, che supera le divergenze politiche per affrontare concretamente il problema chiedendo all’azienda di giustificare un piano di razionalizzazione per cui non ha fornito motivazioni reali, è la miglior cosa che si possa fare in sede istituzionale e che verrà confermata a tutti i livelli».
Nell’introduzione Giorgio Siena (Pd) aveva sottolineato come nello stabilimento «si siano raggiunti i livelli massimi di produttività proprio per scongiurare trasferimenti» e che ora il Consiglio sollecita una trattativa che possa individuare soluzioni alternative.
Il capogruppo della Lega Denis Zavatti ha definito positiva la coesione delle forze politiche, ma ha parlato di «un passo indietro della Lega: noi non condividiamo l’idea del fulmine a ciel sereno, i problemi ci sono da almeno quattro anni e le amministrazioni locali se sono disinteressate; dopo la firma dell’accordo del 2009 non è stato fatto nulla per trattenere l’azienda». Per il capogruppo dell’Udc Fabio Vicenzi, invece, è importante «fare passare un messaggio di vicinanza delle istituzioni unite a lavoratori e famiglie, questo voto unanime, quindi, è un passo avanti, non indietro». La preoccupazione del capogruppo dell’Italia dei Valori Sergio Pederzini è stata rivolta anche al rischio che altri reparti possano in futuro essere delocalizzati e alla difficoltà nel ricollocare oggi i lavoratori nel pieno di una crisi che investe l’economia: «Dobbiamo creare le condizioni per favorire nuovi investimenti sul nostro territorio». Per il capogruppo del Pdl Dante Mazzi «è tempo di chiedersi perché le aziende fuggono dal nostro territorio: bisogna giocare d’anticipo per evitare di trovarsi davanti tra breve all’ennesima emergenza». Dello stesso parere Luca Gozzoli, capogruppo del Pd, per il quale «il vero problema è capire cosa sta succedendo e richiamare il fatto che le ricchezze di multinazionali come la Gambro sono state costruite anche qui, e qui possono essere utilmente reinvestite».
Per Luca Ghelfi (Pdl) la politica in questi casi deve essere unita e l’obiettivo è «creare le condizioni per riconvertire comparti produttivi di eccellenza che oggi subiscono la crisi, non per mancanza di idee e progettualità ma soprattutto a causa del costo del lavoro».
Davide Baruffi (Pd) ha evidenziato la richiesta all’azienda «di non sottrarsi al confronto e di rimanere nell’ambito degli accordi definiti in questa Regione per arginare la crisi e che prevedono l’utilizzo di ammortizzatori sociali», affermando che gli enti locali devono lavorare sui fattori di competitività come la semplificazione amministrativa e le infrastrutture.
«Le multinazionali devono assumersi le loro responsabilità che sono anche culturali» ha affermato Bruno Rinaldi (Pdl) aggiungendo che «occorre uscire dalla logica dei distretti e differenziare le produzioni per ammortizzare gli effetti di eventuali crisi future». Secondo Ivano Mantovani (Pd) le multinazionali sono venute nel nostro territorio «attirate non dalle infrastrutture ma dalle intelligenze, dalle capacità e dalla qualità che hanno trovato qui e gli enti locali le hanno sostenute implementando i servizi collegati alle loro esigenze».
Chiudendo il dibattito, il presidente del Consiglio Demos Malavasi ha sottolineato che «il voto unanime è un segnale forte ai lavoratori della Gambro e a tutti i lavoratori modenesi che devono sapere che nella Provincia hanno un riferimento importante».