«I cinquecento morti degli anni della violenza terroristica, dal 1969 fino a pochi anni fa, non sono serviti a nulla. Se anche qualcuno può pensare che non importi la perdita di vite umane o che il lutto e il dolore delle famiglie delle vittime siano solo un fatto privato, consideri questo: quei morti non sono serviti a nulla, la società non è migliorata, anzi». Lo ha detto Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso a Milano dai terroristi il 17 maggio 1972, inaugurando insieme al presidente della Provincia Emilio Sabattini, nella chiesa di San Paolo di Modena, il “Trittico: 1978-2008. Moro, l’Italia, la coscienza”, l’installazione videostorica sulla storia dello statista, il suo dramma e il suo posto nella storia italiana, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi.
Parlando agli studenti delle scuole superiori modenesi, Calabresi è partito dalla contestazione del 1968 per affermare che «le istanze anche positive che proponeva sono state distrutte dalla violenza e dalla lotta armata. Quando si spara, la creatività muore, mentre dove il ’68 non è sfociato in violenza, come negli Usa, si è continuato a pensare creativamente al cambiamento della società».
Autore di “Spingendo la notte più in là”, il libro in cui racconta la storia della sua e di altre famiglie di vittime del terrorismo, il figlio del commissario Calabresi ha sottolineato che «è importante che la storia di quegli anni non venga raccontata solo dai terroristi. In Italia – ha proseguito – ogni tanto c’è l’illusione romantica che i terroristi fossero una sorta di Che Guevara, dei rivoluzionari che sognavano una società migliore. Ma i terroristi italiani sono quelli che hanno ammazzato Luigi Marangoni, un medico milanese che voleva solo che il suo ospedale funzionasse e non fosse bloccato dai sabotaggi. Che bene ha fatto questo omicidio alla società? Il terrorismo è stato inutile».
In merito alla scritta ingiuriosa contro il commissario Calabresi, comparsa nella notte proprio davanti alla chiesa di San Paolo e subito cancellata, il presidente Sabattini ha espresso pubblicamente il suo sdegno «per un gesto che ci riporta a quel passato. E’ una vergogna che a Modena si continuino a riprodurre certi cliché a dispetto della verità storica su Calabresi emersa dalle indagini».