Il Parmigiano Reggiano è la produzione di eccellenza dell’Appennino modenese e reggiano. I dati dicono che nel 2006 sono state complessivamente prodotte circa 420 mila forme. Nel versante modenese i caseifici attivi sono 51 con circa 500 soci; il latte consegnato è stato di 114 milioni di litri che sono serviti a produrre 207 mila forme pari a 7660 tonnellate di formaggio. A maggio 2006 le aziende agricole iscritte all’anagrafe aziendale erano 2646; 40 mila invece i capi bovini al 31 dicembre 2006. Sul versante dell’Appennino Reggiano i caseifici attivi sono 31. La produzione del 2006 è stata di 213 mila forme pari a circa 8 mila tonnellate di formaggio Parmigiano Reggiano. Alla fine del 2005 le aziende agricole attive erano 1553; alla data del dicembre 2006 gli allevamenti bovini erano 638 con 29 mila capi.
«Il Parmigiano Reggiano di montagna – sottolineano Graziano Poggioli e Roberta Rivi, assessori all’Agricoltura e alimentazione delle Province di Modena e Reggio Emilia – è il prodotto di eccellenza di maggiore importanza perché in questo lungo solco della tradizione secolare mantiene il modello corretto di agricoltura. L’azienda agricola impegnata in questo settore è un’azienda completa con produzioni vegetali a rotazione, prati pascoli e l’allevamento zootecnico che in un giusto rapporto con la superficie coltivata dà anche le risorse, liquame e letame, per la fertilità dei terreni».
L’agricoltura di montagna ha dei costi diversi e maggiori che altre zone geografiche come la pianura, ma ha anche aspetti positivi, come acqua e aria di migliore qualità. Questa attività agricola si traduce anche in un vantaggio per la collettività poiché permette la salvaguardia e la manutenzione del territorio. «Perciò – affermano gli assessori Poggioli e Rivi – è necessario riconoscere e sostenere questo prodotto realizzato con risorse naturali e chiamarlo con il nome di Parmigiano Reggiano di montagna conferendogli una distintività vera e propria da parte del Consorzio di tutela. Questo elemento renderebbe giustizia ai produttori di montagna sarebbe utile al prodotto nel suo insieme. La strada della distintività è già stata intrapresa dal Consorzio in occasione delle diverse stagionature e deve continuare anche rispetto alla connotazione geografica (montagna, collina e pianura), alle razze animali da latte (rossa reggiana, bianca modenese, bruna alpina, frisona) e alla tipologia di agricoltura biologica e biodinamica.