Quando, il 17 settembre, aprirà la caccia alla selvaggina stanziale, storno, cormorano e tortora dal collare non saranno più cacciabili, come invece avveniva finora seppure per periodi limitati e con restrizioni sui carnieri. E’ questa la principale novità contenuta nel recente decreto del Governo il quale, uniformando a livello nazionale i calendari venatori regionali, produce una serie di modifiche anche per il calendario provinciale modenese. Tra queste la revisione dell’elenco delle specie cacciabili.
Per informare tutti i soggetti interessati sulle ripercussioni nel modenese del decreto, si è riunita nel pomeriggio di oggi, mercoledì 30 agosto 2006, la Consulta faunistico venatoria, l’organo della Provincia di Modena che esprime pareri e proposte non vincolanti su questi temi.
Come ha precisato Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, «storno, cormorano e la tortora dal collare erano state inserite dalla Regione tra le specie cacciabili perché provocano gravi danni all’agricoltura. A Modena preoccupa soprattutto la situazione legata allo storno, un animale che ha un impatto negativo sulle nostre colture di pregio, soprattutto ciliegie e vite. Gli agricoltori lamentavano ingenti danni alle coltivazioni anche quando lo storno era cacciabile. Ora, venendo meno l’effetto di controllo sulla proliferazione di questo uccello esercitato dalla caccia, la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare. La Provincia chiederà, con una lettera al ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, la modifica del decreto, in particolare sulla parte relativa allo storno».
Su questo problema nel corso della Consulta anche le associazioni agricole hanno espresso tutte le preoccupazioni del settore, chiedendo la revisione del provvedimento, in particolare proprio per la parte riguardante lo storno.
Durante l’incontro, inoltre, sono state illustrate le altre modifiche previste dal decreto riguardanti le modalità di gestione dell’attività venatoria nella zone di protezione speciale.
Tra gli altri argomenti in discussione, anche le ipotesi di modifiche al regolamento della Consulta stessa, sollecitate da diversi componenti, per quello che riguarda le materie oggetto dell’intervento dell’organismo.
Su questo punto Caldana ha presentato una proposta – che dovrà comunque essere approvata dalla Giunta – per precisare meglio nel regolamento che il parere di questo organismo avviene esclusivamente sugli atti di programmazione dove vengono definiti gli obiettivi strategici, e non su tutti gli atti di gestione di competenza degli uffici tecnici dell’assessorato a seconda dei casi e delle necessità e come prevede la legge.
La Consulta è composta in modo paritetico dai rappresentanti delle associazioni professionali agricole provinciali, delle associazioni venatorie e delle associazioni provinciali di protezione ambientale. A questi si aggiungono i rappresentanti degli Atc, dell’Ente nazionale per la cinofilia (Enci), dell’Ente produttori selvaggina provinciale (Eps) e della Lega antivivisezione (Lav).