“Senza di voi”2 – Le conseguenze della guerra 30 mila profughi, come cambiò la città di Modena

Anche se era lontana dal fronte e dalle zone di combattimento, Modena subì pesanti conseguenze fin dall’avvio della Grande guerra. Nel 1915 il territorio modenese accolse oltre 30 mila profughi sfollati dalle zone di guerra e nel dicembre del 1917 Modena venne dichiarata in “stato di guerra” ed assunse un ruolo di retrovia. Ma non solo. Come sottolinea Laura Niero, archivista curatrice dell’indagine sugli archivi comunali, «Modena era il punto centrale di congiunzione ferroviaria delle linee del Veneto attraverso Bologna e Verona, dovette fin da subito sostenere il carico del passaggio di truppe e dell’acquartieramento di corpi dell’esercito provvedendo alle loro necessità, adeguare gli spazi urbani al passaggio ed allo stanziamento di truppe e prigionieri ed all’accoglienza di feriti e profughi»

E come sottolinea Andrea Giuntini, docente di Storia economica dell’Università di Modena, che ha collaborato alla realizzazione del volume, «anche nel caso modenese la Grande guerra è una cesura decisiva per la storia della città e della provincia. Gli sconvolgimenti del drammatico conflitto costringono l’intera società modenese a una forte e costante tensione, rappresentando anche in questo contesto locale un punto di rottura».

Dal punto di vista politico l’estensione della giurisdizione militare comportò – come rileva Giuntini «l’entrata dello Stato nelle vita quotidiana dei cittadini, restringendo le libertà individuali, con una svolta anche in ambito sociale rafforzando gli aspetti legati alla tutela del lavoro, alla previdenza e all’assistenza, così come sull’economia».

A Modena nel confronto tra interventisti e neutralisti, comunque meno aspro rispetto ad altre aree del paese, prevalsero le posizioni contrarie all’ingresso in guerra, soprattutto nelle campagne con i socialisti di Nicola Bombacci  che nel 1915 promosse una “settimana rossa” contro la guerra. Ostilità  alla guerra che aumentò durante le dure fasi del conflitto per culminare nel 1918 nello scioglimento del consiglio comunale di Mirandola con l’accusa di disfattismo.

Con lo scoppio del conflitto i Comuni si trovarono ad affrontare le dure conseguenze sulla popolazione: dalla ricerca emerge, tra l’altro, che tra il 1914  e il 1915 il Comune di Modena vide aumentare le domande di aiuto delle famiglie da 334 a 3.790. Nel 1916 i sussidi riguardavano quasi 16 mila famiglie; si moltiplicarono le associazioni e i comitati di assistenza le donne scoprirono un nuovo protagonismo.

La guerra contribuì allo sviluppo dell’apparato industriale modenese tra cui il proiettificio dell’Ilva a Modena che occupava 2.750 operai o il polverificio Sipe a Spilamberto e spinse gli enti locali a incrementare gli interventi pubblici: a Modena in particolare furono realizzati il mercato bestiame, il potenziamento di acquedotto e fogne fino al completamento dell’opera di abbattimento delle mura cittadine di Modena, anche per offrire una opportunità di impiago ai tanti disoccupati. Lavori furono eseguiti anche a Carpi (macello pubblico) e a Mirandola sull’acquedotto. 

Nella ricerca sono riportati i dati anche sul ruolo dell’assistenza sanitaria a Modena, in particolare dell’ospedale S.Agostino che nel 1916 curò oltre 12 mila militari di cui 118 morirono.

Dopo la rotta, inoltre, di Caporetto nel 1917 la provincia modenese ospitò oltre 16 mila profughi di guerra, con diversi problemi di convivenza, sistemati nella chiesa di S.Agostino, al mercato bestiame, all’istituto S.Filippo Neri, alla stazione ferroviaria, scuole, opifici e case disabitate. 

E con la fine della guerra arriva l’epidemia della febbre spagnola che colpì oltre 10 mila persone solo nella città di Modena con 378 morti, mentre a Novi morì per l’epidemia oltre il 90 per cento della popolazione.

Pubblicato: 24 Novembre 2015Ultima modifica: 25 Novembre 2015