Sull’impianto di bitume di Savignano servirà una nuova conferenza dei servizi di tutti gli enti interessati per avviare le procedure delle nuove autorizzazioni sulle emissioni in atmosfera e sul deposito di oli esausti. E’ questo il possibile percorso individuato dalla Provincia di Modena dopo la sentenza del Tar dei giorni scorsi che, a seguito di un ricorso delle associazioni ambientaliste, ha rilevato la necessità di rivedere alcuni aspetti procedurali sull’autorizzazione in atmosfera.
«Si dovrà ripartire – spiega Stefano Vaccari, assessore provinciale all’Ambiente – con la procedura per rilasciare le nuove autorizzazioni sulla base della normativa entrata in vigore nell’agosto 2010. La sentenza non è entrata nel merito delle questioni ambientali e ha confermato la corretta ubicazione dell’impianto, sollevando unicamente un problema di procedura che ora intendiamo risolvere. La Provincia – ricorda Vaccari – a suo tempo ha sottoposto l’impianto a tutte le verifiche di carattere ambientale, imponendo alla proprietà una serie di prescrizioni aggiuntive rispetto a impianti simili presenti a Modena e Bologna, strutture che le norme dell’Unione europea considerano a basso impatto».
Sull’impianto di Savignano, infatti, la Provincia, per ridurre le emissioni in atmosfera e l’impatto sull’ambiente, secondo le indicazioni emerse da un’apposita conferenza dei servizi, alla quale partecipò anche il Comune di Savignano, aveva imposto alla ditta l’innalzamento del camino, migliorando anche in questo caso le prescrizioni già presenti in una precedente autorizzazione, e introdotto nuovi obblighi anche di carattere gestionale e ulteriori controlli obbligatori nelle fasi di avvio.
Nell’agosto del 2010, inoltre, la Provincia ha concesso il via libera alle modifiche dell’autorizzazione sugli scarichi idrici dell’impianto (non interessata dalla sentenza) migliorando, anche in questo caso, attraverso una serie di prescrizioni, le prestazioni ambientali, soprattutto a tutela delle acque sotterranee.
Nel territorio modenese sono presenti una dozzina di impianti simili a quello di Savignano: a Modena, Campogalliano, Formigine, Marano, Pavullo, Prignano e Spilamberto. Impianti periodicamente controllati dall’Arpa.
A proposito delle affermazioni dei comitati di cittadini di Savignano apparse sulla stampa, Vaccari replica che sull’impianto «abbiamo la coscienza pulita, perché ci siamo comportati correttamente nei confronti di tutti con l’obiettivo di conciliare il diritto alla salute dei cittadini con quello all’esercizio di impresa. I fatti dicono questo e la sentenza non li smentisce. Se qualcuno ha altri elementi, al di là delle proprie opinioni, vada dal giudice ordinario».
Vaccari aggiunge che «i cittadini sono stati ampiamente tenuti in considerazione e lo dimostra il fatto che a suo tempo l’autorizzazione alle emissioni è stata rivista proprio sulla richiesta del 2009 avanzata dai comitati dei cittadini e dei Comuni di Savignano e Bazzano. Con il Comune di Savignano, pur nella diversità di valutazioni sulle responsabilità, c’è sempre stata solo chiarezza e trasparenza nei rapporti, come il sindaco può confermare, come peraltro è giusto che sia tra istituzioni».
E a proposito delle accuse, sempre da parte dei comitati, della necessità di produrre a Modena di un piano per la sicurezza del territorio, Vaccari ricorda che «questo piano esiste già e si chiama Piano territoriale di coordinamento provinciale approvato nel 2009, il quale indica tutte le tutele e le garanzie per una crescita equilibrata e all’insegna dello sostenibilità ambientale nei prossimi dieci anni. Un Piano realizzato attraverso un percorso lungo tre anni che ha coinvolto tutti: imprese, associazioni, enti e cittadini».