La Margherita è per il sì, richiamando la posizione dell’Upi, l’Unione delle Province italiane, favorevole alla riforma federalista introdotta con la modifica costituzionale; Lega e An sono per il no e definiscono quella riforma “antifederalista”. Sono i contenuti di due ordini del giorno presentati al Consiglio provinciale di Modena in vista del referendum di domenica 7 ottobre che deve confermare le modifiche costituzionali approvate dal Parlamento nella scorsa legislatura.
I documenti, però, non verranno discussi. Lo ha deciso all’unanimità la conferenza dei capigruppo per evitare di svolgere il dibattito in piena campagna referendaria.
La riforma assegna anche alla Provincia un ruolo definito in un quadro di maggiori poteri per tutti gli enti locali a partire dalle Regioni che avranno “la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato” (politica estera, difesa, ordine pubblico e giustizia, economia e moneta). Per le Province, inoltre, così come per gli altri enti locali, è prevista l’autonomia fiscale.
Tra le altre novità, il principio della parità uomo-donna per l’accesso alle cariche elettive, l’istituzione del Consiglio delle autonomie locali, organo di consultazione tra Regioni ed enti locali, l’abrogazione della figura del commissario di governo e l’introduzione del principio di sussidiarietà in base al quale tutte le funzioni amministrative spettano all’ente più vicino al cittadino per quel determinato argomento: Comune, Provincia, Regione o Stato. Prima della riforma la Costituzione prevedeva solo la possibilità di delegare le funzioni a Province e Comuni.
Con la riforma è previsto anche il coinvolgimento e la valorizzazione del volontariato e della società civile nelle attività di interesse generale.