La Carta degli spandimenti zootecnici è stata redatta unitamente al Piano provinciale di tutela delle acque e definisce le aree idonee per l’utilizzazione agronomica dei liquami zootecnici e dei fanghi di depurazione, allo scopo di tutelare le falde acquifere, in particolare dai nitrati; sostituisce la cartografia utilizzata finora, risalente al 1997 quindi ormai superata.
Per garantire tutte le tutele la Provincia individua innanzitutto le aree dove queste attività sono assolutamente vietate e dove invece possono avvenire ma rispettando precisi criteri e condizioni.
Le aree di divieto assoluto sono quelle urbanizzate, le zone di rispetto delle captazioni (pozzi e sorgenti), le aree forestali, alcune zone di parco, le zone di tutela dei fontanili e i calanchi.
Le zone di attenzione, quelle cioè in cui si può spandere a determinate condizioni, sono i siti di interesse naturalistico e le aree estrattive.
«Si tratta – sottolinea Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente – dell’attuazione della prima misura concreta per ridurre il carico inquinante nelle acque sotterranee. È uno strumento operativo e gestionale che è stato messo a punto con la collaborazione delle associazioni agricole e dei Comuni e sulla base della apposita direttiva regionale approvata di recente. Uno strumento utile a chi effettua attività di utilizzazione agronomica e a chi è responsabile dei controlli. Abbiamo inoltre istituito un apposito Tavolo tra tutti i soggetti interessati per avviare altre misure coordinate per combattere l’aumento dei nitrati nelle falde».
La Carta, oltre a individuare le aree vulnerabili ai nitrati e le zone ordinarie, definisce zona per zona le modalità di spandimento e i limiti massimi di azoto per ettaro nei campi; limiti che sono stati definiti tenendo conto, appunto, della vulnerabilità di ogni singola area.