La variante generale al Piano territoriale del Parco dei Sassi è stata adottata dal Consiglio provinciale di Modena con il voto favorevole della maggioranza di centrosinistra e quello contrario dell’opposizione.
Soddisfatto per il risultato ottenuto Walter Telleri (Verdi), per il quale «si è riusciti ad affermare il principio che il parco rappresenta un’opportunità anche economica per tutti, compreso chi vi risiede, e a coinvolgere la popolazione in un percorso di ampliamento che dovrebbe essere un modello anche per altre realtà».
«Magari le popolazioni fossero state coinvolte – ha replicato Giorgio Barbieri (Lega nord) – perché in realtà non è così e ci sono molte firme di cittadini e di aziende contrarie che lo provano. Forse i sindaci sono d’accordo, ma non sono tutta la popolazione: il parco funziona se la gente lo vuole e quindi si sarebbe dovuto fare un referendum. Non dimentichiamo che i parchi si fanno su aree private e che sono costosi, questo è costato 35 euro per ogni cittadino che c’è entrato».
Per Tomaso Tagliani (Udc) «questo progetto è nato male. Nessuno di quelli che abitano lì vuole l’ampliamento e noi non possiamo imporglielo solo per seguire la volontà e gli interessi di qualcuno appassionato del biologico o della vacca bianca. Sono passioni che dovrebbero pagarsi da soli, perché deve essere la collettività a pagare per loro?».
Anche per Cesare Falzoni (An) si tratta di «un’imposizione sui residenti che ne avranno solo danni e nessun vantaggio a compensazione dei vincoli introdotti. In questo modo si creano cittadini di serie “b” che hanno più doveri e meno diritti degli altri».
Giuseppe Vaccari (Ds-l’Ulivo) si è dichiarato «stupito per la reazione dei portavoce della montagna, forse dettata da vecchie paure. Sono anni che discutiamo di come rilanciare l’Appennino ed evitare che si spopoli e quella del parco è una scelta giusta. Qui si è messa in discussione la legittimità di rappresentanza dei sindaci e non è stato tenuto in considerazione il parere della quarantina di aziende agricole che hanno deciso di scommettere su questa scelta. Il parco è un volano di turismo e di opportunità».
Per Claudia Severi (Forza Italia) «siamo di fronte a un esproprio silente: il parco è una cosa bella ma l’amministrazione di sinistra gioca con i soldi degli altri, di chi possiede quelle terre. Il parco non spaventerebbe i proprietari dei terreni al suo interno se arrivassero degli incentivi, se si pensasse di rilanciare la zona senza vincoli così stringenti e con premi per chi fa le cose. Invece si è tenuto conto dei vantaggi di chi sta fuori dal parco e si prevarica chi ci abita e sono loro che pagano».
Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, nella replica ha spiegato che «il percorso per l’allargamento del parco è durato tre anni, sono state invitate a parteciparvi tutte le realtà organizzate portatrici di qualche interesse e sono stati fatti molti incontri con le associazioni professionali degli agricoltori. E’ vero che dalle assemblee è emerso che molti dei residenti non erano favorevoli ma è risultato anche che molti giovani abbiano scelto di abitare in quella zona proprio perché c’è il parco». Caldana ha anche sottolineato che «la competitività è legata anche alla qualità del territorio e a quanto siamo in grado di tutelarla. Il parco, oltre a essere arrivato al 40 per cento di autofinanziamento, ha generato l’insediamento di una serie di attività economiche che diversamente non ci sarebbero state».