modena, 27 e 28 settembre workshop sul tema del doping presente anche negli sport amatoriali e nelle palestre

Non esistono solo atleti del calcio e del ciclismo che usano sostanze dopanti per migliorare le loro prestazioni sportive: il doping è oggi una realtà anche negli sport amatoriali e nelle palestre. Il fenomeno doping negli sport amatoriali e nelle palestre sarà al centro di un workshop europeo che si svolgerà a Modena giovedì 27 e venerdì 28 settembre nella Sala dei 150 della Camera di Commercio (via Ganaceto 134).


I lavori inizieranno a partire dalle ore 14 di giovedì 27 e proseguiranno per tutta la giornata di venerdì 28 settembre: per informazioni è possibile telefonare al numero 059209445.


Tra le problematiche affrontate anche quella dell’uso e l’abuso di sostanze dopanti, anche nello sport non professionistico, che rischia di creare nuove tipologie di dipendenze nonché le strategie di intervento per cambiare i modelli culturali sui quali agiscono negativamente anche i comportamenti di campioni dello sport che “normalizzano” queste pratiche.


L’iniziativa è organizzata dall’Associazione italiana degli operatori alle tossicodipendenze – in collaborazione con il Coni, la Regione Emilia Romagna, la Provincia e il Comune di Modena e l’Università di Modena e Reggio Emilia – nell’ambito del progetto europeo Itaca.


Oltre agli interventi dei massimi esperti internazionali in materia di doping – tra cui Pat Lenehan docente della Liverpool Hopo University e presidente del Gruppo di lavoro europeo su sport e droga – interverranno diversi atleti tra cui le medaglie d’oro olimpiche Daniele Masala (pentathlon moderno) e Mauro Checcoli (equitazione).


“Il fenomeno doping ha assunto negli ultimi anni – spiegano gli organizzatori – una grande rilevanza nel mondo sportivo per il moltiplicarsi di riscontri positivi anche tra campioni di sport che annoverano un altissimo numero di seguaci e tifosi. La reazione, oltre ad una blanda stigmatizzazione del comportamento, si ferma quasi sempre alla ricerca di modalità più efficaci e diffuse di controllo antidoping e non punta ad incidere sulla “cultura” che sta dietro al fenomeno: oggi l’importante non è gareggiare ma assolutamente vincere costi quel che costi, anche danni irreversibili al proprio corpo. Il centro dell’attività sportiva deve ritornare ad essere la persona e il suo corpo non la prestazione”.


 

Pubblicato: 26 Settembre 2001Ultima modifica: 25 Agosto 2005