La mostra “L’uomo e lo spazio. Estetiche della percezione” si propone come una sorta di antologia: dal concetto di spazio drammatico di Lorenzo Viani a quello gioiosamente onirico di Giacomo Balla; dallo spazio metafisico di Giorgio De Chirico o teatro delle creazioni surreali di Alberto Savinio, alle atmosfere sospese, esse pure metafisiche, di Felice Casorati. Poi, il “montaggio” futurista di Fortunato Depero, la lezione nobilmente intellettuale di Carlo Carrà, o cupamente massiva dei corpi che grandeggiano nello spazio di Mario Sironi e, di contro, il senso di precarietà e di disagio nelle prospettive di Ottone Rosai. La spazialità come luce per Virgilio Guidi e l’identificazione di spazio, luce e colore in Pio Semeghini; gli spazi contratti e contraddetti di Massimo Campigli e di René Paresce. Lo spazio colorato e fantastico di Vasilij Kandinskij e il cielo che diviene scenario di enigmi per Renè Magritte. I paesaggi con la luce dell’infanzia, ma fragili e labili, di Umberto Lilloni e quelli oscuri e simbolici, immaginati al di là di ostacoli, di Carlo Mattioli. Quindi, il cosmo visionario di Osvaldo Licini, quello domestico e concreto di Alberto Ziveri, inquietante nella sua solitudine. Spazi vibranti nella luminosità del post impressionismo di Filippo de Pisis, contratti nel linguaggio post cubista di Renato Birolli o nell’astrattismo geometrico di Mauro Reggiani accanto ai luoghi di Giorgio Morandi dove vive l’essenza delle cose. I paesaggi di energia tellurica di André Masson e quelli che precorrono la pop art di Pompeo Borra; le visioni cromatiche di Sebastian Matta e le visioni esistenzialiste di Tancredi. Le diverse accezioni di spazio dove si colloca la pittura segnica di Hans Hartung e di George Mathieu, lo spazio negato del Mattia Moreni post cubista o dell’Afro dell’astrattismo segnico. Lo spazio metaforico di Emilio Scanavino, la spazialità integrata all’opera di Enrico Castellani, le dissolvenze cromatico-atmosferiche di Sergio Romiti, lo spazialismo vitalistico di Roberto Crippa, lo spazio totale di Mario Nigro, e quello che accoglie le tensioni dirompenti di Alfredo Chighine. Infine, la straordinaria ricerca di uno spazio “oltre”, in Alberto Burri e Lucio Fontana, e l’esplorazione dissacrante dei più larghi orizzonti del fare arte di Piero Manzoni.
“l’uomo e lo spazio” nei maestri del novecento 2 in mostra l’ “antologia” dal surrealismo al cubismo
Pubblicato: 14 Dicembre 2006