Insegnare il ‘mangiar sano’ è possibile sin da prima della nascita. Ma anche il pensiero biologico si può apprendere, e diventare fonte di coraggio e di libertà. E’ quanto affermano il pediatra di fama mondiale Alan Greene e l’autrice del bestseller “Dieta per un piccolo pianeta” Frances More Lappé, intervenuti oggi alla conferenza sull’educazione che si svolge nell’ambito del Congresso mondiale dell’agricoltura biologica organizzato da Ifoam, Provincia di Modena e Aiab Emilia-Romagna. Come spiega la docente all’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatrice della conferenza Johanna Maria Catharina Blom, educare è fondamentale per dare un futuro alle nuove generazioni: “Se la salute non è solo il benessere psicofisico ma qualcosa di più e dobbiamo dare ai nostri bambini la possibilità di raggiungere il massimo, allora dobbiamo prevenire. E per fare questo dobbiamo educare. Ognuno di noi vuole che la vita del figlio inizi nel migliore dei modi, e quindi che si evitino certe esposizioni. È lì che interviene il biologico, privo di sostanze dannose”.
Come rivela Greene, il cibo naturale entra in gioco ancora prima che il figlio sia partorito: la scelta di alimenti naturali da parte dei genitori riguarda direttamente il nascituro. Infatti quest’ultimo è esposto al rischio di ereditare problemi all’apparato riproduttore dal padre che ha mangiato cibi contaminati con atrazina, o di avere effetti dannosi sullo sviluppo neurologico a causa di altri pesticidi. Ma c’è di più, perché la madre che sceglie cibo naturale in gravidanza abitua il bambino a preferire lo stesso tipo di nutrimento. Insomma, “possiamo creare il gusto del bambino prima della nascita e c’è un grande spazio durante la gravidanza per trasmettere le giuste regole alimentari”. Le evidenze scientifiche ci sono: “Ad alcune madri che non mangiavano mai carote è stato dato succo di carota in gravidanza – spiega Greene -. Una volta che i bambini hanno compiuto i 6 mesi, è stato dato loro succo di carote: ebbene, i figli delle madri che avevano mangiato carote dimostravano di apprezzare la sostanza, quelli delle madri che non ne avevano mangiato sembravano non gradire”.
Se sin dall’utero si può apprendere il mangiar sano, giorno dopo giorno è possibile apprendere a pensare ‘bio’. I vantaggi? “Vedere il mondo attraverso una lente che ci fa rendere conto del nostro potere – dice Lappé -. Le grandi questioni come il riscaldamento globale o la fame nel mondo rappresentano un unico problema: le soluzioni sono davanti ai nostri occhi, ma non le attuiamo a causa della nostra sensazione di impotenza”. Contro lo strapotere di lobby e multinazionali, pensare biologico non significa solo pensare naturale, ma anche “ridurre la spirale di mancanza di potere in cui siamo intrappolati” a favore della consapevolezza che “ogni nostra azione modifica le cose”. Un’idea liberatrice che passa di persona in persona: “La lezione principale dell’ecologia è che ogni cosa è collegata ad ogni altra: non ci sono parti ma solo partecipanti. Chi ci guarda può essere influenzato dalle nostre azioni: è questo il potere di cui dobbiamo prendere consapevolezza”. Insomma, quando agiamo ecologico “siamo tutti educatori”.
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