“Profughi nel silenzio. Gli esuli giuliano-dalmati a Modena e Carpi”. E’ il titolo della mostra con la quale, sia a Modena sia a Carpi, si celebra il quarto Giorno del Ricordo di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo di oltre 250 mila istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre e della complessa vicenda del confine orientale. L’appuntamento con le inaugurazioni e le conferenze storiche che le accompagnano è per sabato 9 febbraio, il giorno prima della ricorrenza ufficiale del 10 febbraio, anniversario del Trattato di Parigi che nel 1947 restituì alla Jugoslavia l’Istria e la Dalmazia.
Le iniziative sono promosse dalla Provincia di Modena e dai due Comuni insieme all’Istituto storico e alla Fondazione ex campo Fossoli.
A Carpi l’appuntamento è per le 10,30 con l’inaugurazione della mostra nella sala Cabassi del Palazzo dei Pio (Cortile delle Steli). Oltre alla curatrici Maria Luisa Molinari e Mila Orlić, intervengono il sindaco Enrico Campedelli, l’assessore provinciale all’Istruzione Silvia Facchini e Francesco Berti Arnoaldi Veli, presidente della Fondazione ex Campo Fossoli. A seguire nell’auditorium della biblioteca Loria il professor Raoul Pupo, docente di Storia contemporanea all’Università di Trieste, tiene una lezione per le quinte superiori sui “Processi di nazionalizzazione nell’area di frontiera: il caso dell’Adriatico orientale”. Coordina Marzia Luppi, direttrice della Fondazione ex Campo Fossoli.
La mostra a Modena viene inaugurata alle 16,30 a Palazzo dei Musei in largo Sant’Agostino. Intervengono il vicepresidente della Provincia Maurizio Maletti, il sindaco Giorgio Pighi, l’assessore alla Cultura Mario Lugli, il presidente dell’Istituto storico Giuliano Albarani. Subito dopo, nell’aula ex Oratorio, gli storici Raoul Pupo Vjeran Pavlaković presentano il volume “Una storia Balcanica. Fascismo, comunismo e nazionalismo nella Jugoslavia del Novecento” discutendone con i curatori Lorenzo Bertucelli e Mila Orlić. Coordina Claudio Silingardi, direttore dell’Istituto storico. L’iniziativa è in collaborazione con il Centro universitario di ricerca sulle culture della Pace e della sostenibilità.
Tra Modena e Capi furono ospitati molti dei profughi in fuga dai territori che alla fine della Seconda guerra mondiale passarono alla Jugoslavia di Tito. Un primo nucleo istriano è documentato già nel 1947, preceduto da altri esuli, mentre una seconda “ondata” arrivò da Trieste a partire dal 1954.