«La memoria è una necessità». Andrea Sirotti (Pd) ha aperto così il suo intervento nel dibattito durante il Consiglio provinciale straordinario sulla Giornata della memoria. «La memoria non è solo commemorazione – ha affermato Sirotti – ma elemento fondamentale per comprendere il passato, per agire il presente e il futuro, un monito perenne alle generazioni affinché non si ripeta l’orrore di ciò che è stato. Perché se è accaduto, può accadere di nuovo. Quale terribile lezione ci consegna la memoria? Che è compito di ciascuno di noi, soprattutto di chi ha responsabilità pubbliche, garantire la convivenza civile e promuovere libertà, tolleranza e rispetto reciproci, a prescindere da differenze di opinione, razza, classe, religione. Se non sapremo far vivere questi valori, avremo tradito quella memoria e il sacrificio di milioni di uomini, donne e bambini vittime della barbarie nazista.
Per Tomaso Tagliani (Udc) «la cosa triste è pensare che la giornata della memoria possa essere vissuta da alcuni, anzi da molti, come un rito, una ricorrenza nella quale mettersi a lutto e piangere un po’ sulla crudeltà del mondo, salvo poi ritornare il giorno dopo alla solita vita senza che nulla sia cambiato. E questo, l’indifferenza, è a mio modo di vedere il pericolo più grande che sovrasta tutti noi».
Secondo Aldo Imperiale (Prc) la shoah «non rappresenta un episodio a se stante, una tragica parentesi, ma l’apice di una storia che ha visto secoli di persecuzioni non solo in Germania e nei paesi dell’est, ma nell’intero continente europeo. Le conseguenze durano ancora oggi come si vede anche dal drammatico conflitto tra israeliani e palestinesi».
Anche per Claudia Severi (Forza Italia) la giornata della memoria è «il momento in cui riflettere senza ipocrisie sui rischi ancora attuali delle minacce attuate contro Israele da nuove forme di totalitarismo. Non dobbiamo dimenticare di vivere in una realtà dove la propaganda di una sinistra filo-palestinese e anti-israeliana è penetrata anche nelle istituzioni pubbliche ed è promossa attraverso le politiche culturali. Per questo auspichiamo che il valore del ricordo e della memoria di quanto accaduto rappresenti ogni giorno un monito, soprattutto per le nuove generazioni, contro il rischio di future minacce alla libertà».
«Non è nostra abitudine commentare il numero dei morti e dei criminali – ha dichiarato Giorgio Barbieri (Lega nord) – noi vogliamo esaltare chi nella tragedia ha fatto del bene. Abbiamo già citato i Giusti e tra loro Giorgio Perlasca e Giovanni Palatucci, oggi voglio parlare di una persona che ha perso 89 familiari nei campi nazisti e solo dopo anni ha ritrovato viva la moglie. Quest’uomo ha dedicato la vita allo scopo di non lasciare nessun criminale impunito ed è riuscito a farne catturare 1100. Quest’uomo è Simon Wisenthal e il suo nome resterà scolpito nella nostra memoria come fattore positivo».
Per Walter Telleri (Verdi) il «sonno delle coscienze ha causato le sciagure che ricordiamo oggi. I valori di democrazia, solidarietà, giustizia e libertà, alla base della nostra Repubblica nata dalla Resistenza, rischiano oggi di apparire sfocati di fronte alle cadute valoriali della società. Sono nato e vivo nel territorio che fu della prima repubblica partigiana che ancora attende un riconoscimento per gli eccidi che vi furono perpetrati. Facciamo che la giornata della memoria sia di stimolo al nostro agire quotidiano, sia come amministratori che come cittadini. Se così sarà avremo onorato in modo giusto quanti diedero il loro bene più prezioso, la vita, per consentirci un futuro migliore».
Secondo Luca Caselli (An) il giorno della memoria è «l’occasione per ribadire la condanna del genocidio degli ebrei come di tutti i genocidi e i totalitarismi, nazismo e comunismo. È anche l’occasione per ricordare la verità storica della sostanziale estraneità al genocidio del popolo italiano, tranne qualche caso criminale e deprecabile che però rimane eccezionale. Sono perplesso sulla scelta di associare la linea gotica alla giornata della memoria: mettere insieme la guerra partigiana con la shoah è una forzatura storica. Oggi invece c’è la necessità di una pacificazione nazionale e di riconoscere le ragioni dei vinti che combatterono lealmente».