Erano un po’ troppo care le proposte economiche di alcuni centri di formazione rispetto ai corsi sui quali concentra l’attenzione la Lapam di Modena denunciando un presunto “monopolio” del pubblico rispetto ai privati. Lo afferma l’assessore provinciale alla Formazione professionale Claudio Bergianti sottolineando, però, come i criteri di assegnazione dei corsi non tengano conto della natura giuridica (soggetti privati o enti pubblici) dei proponenti, ma della qualità e dell’economicità delle proposte.
“Nel caso citato dalla Lapam – ricorda Bergianti – la tipologia degli interventi era molto precisa e fissata dal progetto provinciale “Nuovi alfabeti, nuovi linguaggi” (inglese e informatica). Dal punto di vista della qualità le proposte erano quasi omogenee e il confronto, quindi, è avvenuto soprattutto sulla territorialità e sulla componente economica. E alcuni progetti sarebbero costati quasi il doppio degli altri”.
Proprio la Lapam cita il caso di Modena Formazione che ha ottenuto alcuni corsi con una proposta economica di 181 mila lire all’ora. La proposta di Formart, centro legato alla Lapam, è stata per la stessa tipologia di 312 mila lire. E altri soggetti avevano avanzato richieste economiche anche maggiori.
“L’intervento della Lapam è doppiamente fuori luogo – aggiunge Bergianti – perché generalizza la questione partendo dal dato di un singola tipologia di corsi con un impegno di poco superiore al miliardo, mentre la Provincia gestisce risorse in questo campo per circa 25 miliardi. E inoltre scomoda a sproposito il concetto di sussidiarietà”.
Per Bergianti, infatti, la natura pubblica o privata dei centri di formazione “non può rappresentare un parametro di giudizio rispetto alle scelte che, appunto, tengono conto di qualità ed economicità. In ogni caso, se andiamo a verificare a consuntivo cosa succede nell’arco dell’intero 2001 vediamo che le risorse si distribuiscono per il 25 per cento ai soggetti pubblici e per il 75 per cento a quelli privati. Ma ripeto, non è un criterio che possiamo utilizzare per decidere le assegnazioni, si chiamerebbe spartizione”.
Bergianti, inoltre, ricorda che l’intervento della Lapam avviene a oltre due mesi dalla delibera, che è attivo un Tavolo di confronto del quale l’associazione fa parte e che, in ogni caso, sarebbe stato possibile un chiarimento diretto “per evitare equivoci e polemiche inutili”.