Filiera canapa \2 – La trasformazione del prodotto studio di fattibilità per impianto pilota a Nonantola

Se la canapa è particolarmente adatta alle campagne modenesi e non presenta difficoltà per coltivazione e raccolta c’è però da affrontare la fase successiva della prima trasformazione che per essere economicamente valida deve avvenire vicino al territorio di produzione.

L’ipotesi che sarà fatta a Castelfranco è quella di costruire un impianto pilota di trasformazione a Nonantola. E’ già stato anche individuato il luogo: una ex stalla di oltre 1200 metri quadrati che sarà adattata per l’installazione dei macchinari necessari alla lavorazione. La canapa verrà separata in due parti: il “tiglio”(la parte fibrosa) potrà essere utilizzata per pannelli isolanti e fonoassorbenti per la bioedilizia, mentre il “canupolo” (la parte legnosa centrale) può servire per fare pellet (segatura pressata in piccoli tondini per ridurne il volume) da destinare alla combustione (per uso domestico o per alimentare impianti di coogenerazione e di energia elettrica).

Lo studio di fattibilità, messo a punto da due esperti,  valuta però che l’impianto  raggiunge un equilibrio economico se lavora un quantitativo di canapa pari  a quello prodotto da 400 ettari di coltivazione. Quindi si sono invitati i coltivatori e le loro associazioni professionali  a presentare entro febbraio i contratti di coltivazione per poi prenotare il seme che sarà distribuito da Assocanapa. Sia l’impianto di trasformazione della canapa che la commercializzazione dovrebbero essere gestiti da strumenti consortili  ai quali partecipano gli agricoltori.    

Pubblicato: 23 Gennaio 2007Ultima modifica: 21 Aprile 2020