consiglio, il vescovo illustra la lettera pastorale “un’amicizia civica per l’educazione dei giovani”

«Parlare di educazione significa parlare della libertà di ogni individuo di costruirsi un progetto di vita, valorizzando le proprie attitudini e le proprie aspettative. Ed è inevitabile, quindi, pensare a Nosheen e a sua madre, che hanno pagato un prezzo durissimo inseguendo questo sogno». L’ha affermato il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini introducendo, nel corso della seduta consiliare di mercoledì 6 ottobre, che si è aperta con un minuto di silenzio per la tragedia di Novi, l’intervento dell’arcivescovo di Modena-Nonantola Antonio Lanfranchi, il quale ha illustrato i contenuti della lettera pastorale “Tu sei prezioso ai miei occhi. Educare è possibile. Educare è bello”.

«Abbiamo chiesto a monsignor Lanfranchi di presentare alle istituzioni le riflessioni contenute nella Lettera – ha spiegato Sabattini – perché si tratta di un documento rivolto all’intera comunità modenese che richiama la necessità di un patto tra le realtà educative del territorio. In una società che sempre più utilizza lo scontro come modalità di rapporto tra le persone e propone modelli di vita all’insegna del consumismo – ha concluso Sabattini – credo sia utile e opportuna una riflessione sulla necessità di proporre ai giovani modelli di vita positivi, che guardano al futuro con speranza».

«Quello di oggi è un momento di ascolto importante – ha detto il presidente del Consiglio provinciale Demos Malavasi, salutando monsignor Lanfranchi – perché anche chi è eletto dai cittadini e opera nelle istituzioni svolge un importante ruolo educativo. Noi tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo per affermare una nuova educazione civica dove si affermino i valori sanciti dalla nostra Costituzione. Un nuovo senso civico – ha proseguito Malavasi – che si basa sull’assunzione della responsabilità nell’affermazione del bene comune, dell’interesse generale, della libertà e della democrazia».

Nell’introdurre i contenuti della Lettera pastorale, monsignor Lanfranchi ha definito l’educazione come una forma di “amicizia civica”: «un amico civico – ha spiegato – è chi ha a cuore la convivenza basata sulla centralità e la dignità di ogni persona; è chi, nel rispetto di responsabilità e ruoli diversi, si prende cura del bene delle persone e quindi della comunità e del suo futuro». Parlando dell’educazione come di una sfida, il vescovo ha osservato che oggi il termine non gode di buona salute mentre si afferma il concetto di “formazione”, più neutro, centrato sull’autorealizzazione del soggetto, sulle competenze e sull’utilità. «Ma – ha affermato – se si abbandona la visione umanistica, ci si avvia verso un significato esclusivamente tecnico e invece la persona non è solo competenza. La persona è incommensurabile e preziosa in sé ed educarla equivale a mantenere viva la speranza. Per questo la società intera è chiamata a educare e deve diventare un ambiente favorevole all’educazione, stipulando appunto un patto che vada in questa direzione. E certamente – ha concluso monsignor Lanfranchi – tra i problemi più urgenti da affrontare c’è anche quello dell’integrazione che i fatti di questi giorni, ai quali non possiamo rimanere indifferenti, fa balzare ai nostri occhi in termini drammatici».

Pubblicato: 06 Ottobre 2010