congresso biologico – tessile bio una scelta di mercato, una necessità per l’ambiente

Una scelta all’avanguardia con le tendenze del mercato, ma anche una necessità per sopravvivere all’imminente fine dell’era del petrolio a basso prezzo. Sono questi i motivi che spingono il mondo alla conversione al tessile biologico: economisti del calibro di Wolfgang Sachs, sociologici come Serge Latouche e grandi nomi dell’ecologia tra cui Vandana Shiva si sono incontrati ieri a Carpi per discutere le ragioni di una scelta sempre più diffusa insieme a esponenti della moda internazionale. Teatro dell’evento l’auditorium San Rocco, dove ancora oggi è in corso la conferenza dedicata al tessile biologico organizzata da Icea e dal Comune di Carpi nell’ambito del Congresso mondiale Ifoam dell’agricoltura biologica.

Il passaggio alla sostenibilità non riguarda solo produttori, stilisti e commercianti, ma come spiega il presidente di Ifoam Gerald Herrmann, “deve interessare tutti noi perché siamo noi stessi a dover cambiare”. Un appello condiviso anche da Vandana Shiva, scienziata ecologista di fama mondiale e fondatrice del World Social Forum. “Non abbiamo ancora capito cosa comporti il tipo di abbigliamento che indossiamo” dice. Shiva cita alcuni casi chiave del potere distruttivo della produzione tessile di tipo industriale: da quello di Bophal, dove una fuga di insetticidi per il cotone ha provocato la morte di più di 3 mila indiani, a quello del Cotone Bt, un “marchio registrato che però intossica gli agricoltori tanto che questi arrivano a suicidarsi”.

La conclusione tocca direttamente il consumatore, che “può scegliere che cosa indossare e attraverso questo influenzare il mercato”. Il passaggio alle fibre bio infatti non è solo salutare ma anche rispettoso dei diritti umani, perché nella filiera del biologico il sistema di produzione è sostenibile: “La prossima volta che ci vedremo – dice Sachs -, vorrei che si parlasse di fibre etiche, dove l’equo sta insieme al biologico”. Secondo il famoso economista, il passaggio al bio rappresenta non solo “l’essere all’avanguardia in un’evoluzione del mercato”, ma anche una necessità per affrontare la fine della cosiddetta “era del petrolio”.  Questa, spiega anche Latouche, “sarà la fine delle fibre sintetiche e dell’agricoltura produttivista, perché i concimi chimici sono petrolio così come i pesticidi”. Insomma, se non si passa al sostenibile “potreste non essere in grado di ottenere in futuro i prodotti che avete a disposizione ora”, dice Musa K. Muwanga del movimento nazionale per l’agricoltura biologica in Uganda. Produrre biologico è sostenibile anche dal punto di vista economico, come testimonia proprio il caso del paese africano: qui, dopo l’abbandono di una produzione di cotone non più redditizia, gli agricoltori stanno riscoprendo il biologico che costa di meno e rende di più. Dai produttori ai consumatori, passando per l’intera filiera, da combattere “non è il mercato, ma la tirannia del mercato”, dice Latouche: una strategia utile anche per ritrovare “la gioia di vivere”.

Per questo Stefano Dominella, presidente della maison Gattinoni e consigliere della Camera della Moda italiana, lancia un appello ai grandi dell’haute couture. “La nevrosi da shopping e i fashion victim vanno combattuti sul campo. Dobbiamo sensibilizzare i grandi nomi affinché comincino a fare una campagna” per rendere sempre più trendy i prodotti sostenibili e rispettosi dei diritti umani.  La conferenza, organizzata nell’ambito del Congresso mondiale dell’agricoltura biologica organizzato da Ifoam, Provincia di Modena e Aiab, proseguirà oggi a Carpi con un seminario dedicato alle buone pratiche già attive per il settore del tessile bio. Il Congresso aprirà i battenti oggi a Modena, con una cerimonia inaugurale in piazza Grande.

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Pubblicato: 17 Giugno 2008