Il Piano delle attività estrattive è stato approvato dal Consiglio provinciale di Modena lunedì 16 marzo con il voto favorevole del Pd e quello contrario dei gruppi del Pdl (Forza Italia, An e Popolari liberali), della Lega, dei Verdi e di Rifondazione comunista. Verdi e Prc si erano astenuti nel giugno scorso al momento dell’adozione.
Prima di affrontare il dibattito sul Piano, è stata bocciata la richiesta pregiudiziale avanzata da Dante Mazzi (Forza Italia–Pdl) di ritirare la delibera per mancanza di urgenza del provvedimento («i residui del precedente Piano sono per ora più che sufficienti, a maggior ragione dopo l’esplosione della crisi economica») rinviandolo alla prossima amministrazione. A favore hanno votato solo i gruppi del Pdl e la Lega.
Il tema è stato ripreso nel dibattito anche da Cesare Falzoni (An-Pdl) che, criticando il provvedimento per l’eccessiva previsione, ha sottolineato che il Piano è stato votato a fine mandato lasciando «un’eredità pesante alla prossima maggioranza».
Anche il capogruppo di Rifondazione Aldo Imperiale ha parlato di un fabbisogno sovrastimato («a differenza del centro destra, però, noi siamo coerenti e siamo contrari anche a realizzare le autostrade…»). Un giudizio ripreso dall’altro consigliere di Rifondazione Stefano Lugli: «abbiamo proposto una riduzione sostanziale delle previsioni – ha affermato – che non è stata accolta. Per questo votiamo contro. Il territorio è un bene finito da tutelare come prevede il Ptcp».
Walter Telleri (Verdi), dopo aver lamentato «il mancato coinvolgimento dei cittadini nella definizione del Piano» ha criticato le previsioni sui quantitativi («sovrastimati – ha detto – per fare opere inutili come la Bretella»).
Tomaso Tagliani (Popolari Liberali-Pdl) ha parlato di «carenze nei controlli sulle cave, dubitiamo, come tanti cittadini, che le promesse saranno mantenute, soprattutto sul tema dei ripristini e sulla tutela delle falde». Giorgio Barbieri (Lega nord) ha definito il Piano «completamente sbagliato perché non tiene conto della reale situazione del mercato e il congelamento dei quantitativi è una presa in giro. Non capisco il dogma dell’autosufficienza – ha aggiunto – perché la ghiaia si può prendere anche altrove. Inoltre si scava in zone di ricarica di falda riducendo le tutele».
Anche Antonella Orlandi (Forza Italia-Pdl) ha criticato le previsioni contenute nel Piano parlando di «fabbisogno doppio rispetto alle reali esigenze del mercato. Poi i cittadini non sono stati coinvolti, nemmeno sentiti e le loro osservazioni non sono state accolte». Una critica ripresa nel suo intervento anche da Dante Mazzi («piano da rivedere, fabbisogni gonfiati – ha detto – mentre i ripristini sono solo una foglia di fico»).
Demos Malavasi (Pd) ha difeso le scelte contenute nel Piano definendolo «attento alla tutela ambientale. Abbiamo concentrato i poli per ridurli di numero, salvaguardando il territorio. Il Piano inoltre è migliorato rispetto a quello adottato un anno fa. Abbiamo congelato il 25 per cento dei quantitativi previsti, inoltre si stabilisce che le autorizzazioni a scavare saranno vincolate alla realizzazione dei ripristini e questa è una ulteriore garanzia». Una considerazione sottolineata anche da Ivano Mantovani (Pd) nel ricordare «l’attivazione di un tavolo di garanzia che deve monitorare la situazione».
Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, ha definito il Piano «tra i più severi a livello nazionale con limiti sulle profondità di scavo nettamente inferiori a quelli praticati da tante province del nord».
Concludendo la discussine il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini ha ricordato che «questo Piano era tra gli impegni elettorali e lo abbiamo definito coinvolgendo tutti i soggetti in un lavoro durato anni. Noi opere come la Bretella e la Cispadana le vogliamo fare perché pensiamo siano indispensabili per la competitività del nostro sistema. Con questo Piano, infine, assumiamo anche un impegno forte sul tema dei ripristini ambientali che saranno realizzati».