«Si può parlare di pericolo d’estinzione non solo per le colture, ma anche per le aziende agricole». Stefano Zocca, responsabile del servizio Mercato e sviluppo del Comune di Vignola, lancia un grido d’aiuto dal palco della conferenza sulla frutta biologica in corso alla Rocca della “città delle ciliegie”. Non solo la “moretta”, la varietà tipica di ciliegia vignolese è ormai a repentaglio, ma tutta l’agricoltura del distretto sta restringendo sempre più il suo campo d’azione. Una strategia per contrastare la crisi però c’è e secondo Zocca si chiama “qualità” e Slow Food potrebbe dare una mano: la proposta è quello di realizzare un “presidio”’ dell’associazione per salvaguardare, appunto, la terra delle ciliegie. Tra il 1950 e il 2007, infatti, la produzione di ciliegie nel distretto (un’area che va dalla via Emilia al confine con la Toscana, e dal comune bolognese di Vergato a quello modenese di Sassuolo) è calata del 93 per cento, passando da 40 mila tonnellate a tremila. Negli ultimi anni si è aggiunta la diffusione di nuove tipologie di ciliegie provenienti dal Nord America e dal Canada, più apprezzate dal mercato perché più grandi e più rosse anche se meno ricche dal punto di vista organolettico. A rimetterci in modo quasi irreversibile è proprio la “moretta”, la cui produzione è passata dai 9 mila e 176 quintali del 1975 ai 65 del 2005. Ma anche le fattorie del distretto non se la passano troppo bene, se il loro numero dal 1980 al 2000 è calato del 64 per cento.
Dal Congresso del biologico, però, si attendono passi avanti nella lotta alla “mosca del ciliegio” (una specie infestante che di fatto rende molto rischiosa la coltivazione di ciliegie biologiche), mentre la salvaguardia della moretta potrebbe passare anche attraverso la concessione del marchio Dop, per cui a Vignola si attende l’ok da parte dell’Europa.
Dalla conferenza, intanto, è emersa una panoramica sulla situazione della frutta bio in Italia e nel mondo: con 34 mila ettari di vitigni il nostro paese è al primo posto per la coltivazione di uva bio, davanti a Francia (19 mila ettari) e Spagna (16 mila). Molto coltivate anche l’arancia, con 13 mila ettari di campi dedicati. Nel mondo, i frutti bio che crescono di più sono mirtilli e lamponi: una coltivazione ancora ristretta (con solo 80 mila ettari di campi) che però negli anni tra il 1996 e il 2006 è aumentata del 39,2 per cento.