istituto di fisica della materia, bergianti a ossicini “il governo sbaglia, no all’accorpamento con il cnr”

L’accorpamento al Cnr dell’Istituto nazionale di fisica della materia (Infm) dell’Università di Modena e Reggio Emilia ne “soffoca l’autonomia e ne compromette le potenzialità scientifiche”. Lo afferma il vicepresidente della Provincia Claudio Bergianti, assessore all’Istruzione e alla formazione professionale, raccogliendo l’appello del professor Stefano Ossicini che, a nome dello staff dell’Istituto, nei giorni scorsi aveva criticato i decreti ministeriali per il riordino degli Enti di ricerca.


“Le iniziative del Governo – afferma Bergianti in una lettera inviata al professor Ossicini – destano grande preoccupazione nella comunità scientifica e nell’opinione pubblica attenta ai temi della ricerca e condivido le sue preoccupazioni per il destino dell’Infm. Per questo motivo interesseremo il Consiglio provinciale della questione e ci attiveremo per mobilitare parlamentari e forze politiche modenesi affinché la maggioranza abbandoni questa strada foriera di danni per la ricerca italiana e nell’iter alle Camere i decreti vengano modificati”.


L’istituto, che è composto da una vasta rete di ricerca che conta 38 unità e tre gruppi coordinati, possiede a Modena, presso la Facoltà di Fisica, una delle sue sedi più prestigiose che opera in particolare sulle Nanotecnologie, ossia lo studio e la fabbricazione di materiali, strutture e apparati attraverso il controllo della materia a scala nanometrica (nell’ordine di un milionesimo di millimetri).


“Le potenziali applicazioni concrete di queste ricerche – ricorda Bergianti – spaziano dalla tecnologie dei materiali alla tecnologia per computer, dalla medicina alla biologia, dalla cura dell’ambiente all’energia, fino all’applicazione nel settore meccanico, aeronautico, spaziale ed automobilistico. Si comprende dunque quanto l’attività della sede modenese dell’Infm sia fonte di innovazione anche per l’economia locale, la cui competitività a medio e lungo termine è affidata in larga misura all’innovazione di prodotto”.


La riorganizzazione degli enti di ricerca, e l’assorbimento nel Cnr di alcuni istituti fra cui l’Infm, si colloca, secondo Bergianti, in un quadro “ulteriormente allarmante che prevede il commissariamento del Cnr, la ridefinizione del suo consiglio di amministrazione (con la maggioranza di nomina governativa) e una complessiva riduzione delle risorse a favore della ricerca. Non credo che tali misure siano utili ad arginare quella “fuga dei cervelli” che purtroppo caratterizza ormai la ricerca italiana”.

Pubblicato: 07 Febbraio 2003Ultima modifica: 25 Agosto 2005