A parità di costo per il Comune, l’adozione del Riccometro tende ad allargare l’area dei soggetti per i quali il servizio è offerto gratuitamente, mentre diminuisce, rispetto alla popolazione complessiva, la quota di chi percepisce l’agevolazione. E’ il risultato ottenuto nell’ambito di una simulazione sviluppata nella ricerca realizzata dal Capp, il Centro di analisi delle politiche pubbliche del dipartimento di Economia politica dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Il punto di partenza è l’individuazione dei soggetti che, nelle concrete applicazioni dello strumento, possono risultare esclusi (o inclusi) dalle prestazione agevolate nel passaggio da un criterio di selettività basato solo sul reddito imponibile a uno in cui si applicano i criteri del Riccometro.
Assumendo come punto di riferimento il valore riferito al secondo dieci per cento della popolazione, il passaggio al nuovo strumento comporta il mutamento di posizione di circa il 14 per cento della popolazione, oltre un terzo dei beneficiari delle prestazioni. Abbassando la soglia a un valore mediano, invece, la quota di popolazione interessata risulta essere il 10 per cento rappresentando un quinto dei beneficiari.
La probabilità più elevata di venire escluso al mutare dell’indicatore di benessere è delle persone che vivono in famiglie con capofamiglia un lavoratore indipendente o un pensionato, in famiglie composte da una sola persona con meno di 65 anni, da coppie con due o più figli.
La possibilità più elevata di accedere al servizio o alle agevolazioni economiche, invece, tra quelli che con l’indicatore del reddito venivano esclusi, è di persone con capofamiglia operaio o impiegato e insegnante, famiglie costituite da coppie giovani senza figli, monoparentali.