il bilancio della formazione professionale nel 2000 130 miliardi, 100mila ore di lezione per 15 mila persone

 


Centomila ore di lezione in corsi organizzati per oltre 12 mila persone, che diventano 15 mila se si considerano anche l’educazione per gli adulti e il lavoro estivo guidato. Sono i dati di sintesi dell’attività di formazione professionale svolta nel 2000 dalla Provincia di Modena che, grazie ai finanziamenti del Fondo sociale europeo, ha impegnato risorse per 30 miliardi, oltre un terzo di quelle previste nel triennio.


Il 2000 è stato l’anno del raddoppio delle risorse a disposizione rispetto agli anni precedenti ed è praticamente raddoppiata anche l’attività con 355 corsi finanziati: nel ’99 i corsi sono stati 189 e le persone che vi hanno partecipato sono state settemila. Sono aumentati, però, anche i progetti presentati (669), “segnale di interesse e vivacità di un settore economico in fase espansiva” commenta Claudio Bergianti, assessore provinciale alla Formazione professionale che stila il bilancio in vista dell’inizio del percorso per la definizione dei bandi per il 2001 con un impegno economico di circa 25 miliardi. Il primo appuntamento è con il Consiglio provinciale di lunedì 19 febbraio, alle 15,30, con l’approvazione dell’aggiornamento del Piano triennale.


“Rimangono confermate – spiega Bergianti – le linee guida introdotte lo scorso anno e concordate al Tavolo di confronto permanente sulla formazione professionale al quale partecipano parti sociali e istituzioni locali: ci si proponeva di sostenere le politiche di sviluppo finalizzate alla crescita e alla qualificazione del sistema produttivo e alla promozione di vocazioni professionali nei nuovi bacini di impiego”. Insomma, più che pensare solo alla “new economy” è importante supportare i processi di innovazione nei settori manifatturieri tradizionali (dal meccanico alla ceramica e al tessile) garantendo loro competitività, ma anche introducendo e valorizzando competenze trasversali, soprattutto per quel che riguarda le piccole e medie imprese.

Continua anche l’impegno per qualificare l’occupabilità femminile, per sviluppare l’imprenditorialità del lavoro autonomo e per favorire l’aggiornamento delle competenze per la crescita professionale dei lavoratori parasubordinati. Per la prima volta il cosiddetto lavoro atipico è entrato dalla porta principale della formazione professionale offrendo possibilità alle aziende di costruire percorsi formativi anche per chi ha contratti di collaborazione continuata (nell’ambito della formazione continua), ma anche rivolgendosi direttamente agli “atipici” nell’ambito della formazione individuale.

Pubblicato: 17 Febbraio 2001Ultima modifica: 25 Agosto 2005