Il gambero di fiume modenese è a rischio estinzione. A causa dell’inquinamento e la pesca di frodo (è una specie protetta) questo prezioso animale che da sempre popola i corsi d’acqua soprattutto in collina e montagna, rischia di scomparire. Una minaccia che ha convinto la Provincia di Modena a intervenire attraverso una rilevazione a tappeto di tutti i corsi d’acqua e uno studio assegnato all’Università di Bologna su come sia possibile tentare una efficace reintroduzione del gambero autoctono (i risultati saranno presentati in autunno con un convegno).
Intanto, per far conoscere le qualità di questo prezioso animale, la Provincia distribuisce in questi giorni una guida dedicata soprattutto a come riconoscere le diverse specie di gamberi d’acqua dolce.
Si parte dal gambero autoctono per arrivare al suo peggior nemico: il gambero della Louisiana, arrivato nelle acque modenesi alla fine degli anni ’90 probabilmente a causa dell’attività di alcuni allevatori abusivi o di pescatori; di maggiori dimensioni rispetto a quello locale e più resistente all’inquinamento, il gambero americano si sta riproducendo a grande velocità soprattutto nelle acque di pianura e se venisse a contatto con quello locale secondo i tecnici sarebbe la fine per quest’ultimo.
«Il gambero – sottolinea Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente – è molto sensibile alle cattive condizioni delle acque, tant’è che viene considerato dai tecnici un ottimo rilevatore ambientale: cioè dove c’è il gambero di fiume l’acqua è buona. Anche per questo occorre favorire la sua permanenza nelle nostre acque».
La guida viene distribuita gratuitamente dall’assessorato provinciale alle Politiche faunistiche (via Rainussso 144 – tel. 059 209700), dalla Riserva naturale della cassa di espansione del Secchia e dal Parco dei sassi di Roccamalatina.
La campagna vuole informare soprattutto a pescatori e allevatori sui rischi per l’ambiente derivati dall’introduzione del gambero americano e sull’importanza di tutelare il gambero “modenese”.