Consentire la libera circolazione dei pesci nei fiumi, salvaguardando il loro ciclo vitale minacciato da briglie, manufatti e sbarramenti vari. E’ questo l’obiettivo di un progetto della Provincia di Modena che sarà presentato nel corso di un convegno che si svolge giovedì 16 marzo (dalle ore 9,30 alle ore 17) nella sala convegni dell’ Hotel Raffaello di Modena (strada per Cognento 5).
All’iniziativa partecipano Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, esperti di politiche faunistiche e ittiologi da tutta Europa come il francese Michel Larinier dell‘istituto della meccanica dei fluidi di Tolosa, Gerd Marmulla della Fao e Enrico Pini Prato docente del dipartimento di Ingegneria agraria e forestale dell’Università di Firenze.
Il progetto indica tutti gli interventi necessari per garantire la “continuità fluviale nel medio corso del Panaro” in particolare nel tratto da Marano a ponte Chiozzo a Montese. L’obiettivo è la salvaguardia di numerose specie di pesci minacciate dagli interventi eseguiti, in questi ultimi decenni, per garantire una maggiore sicurezza idraulica lungo i fiumi.
Le specie a rischio nel modenese sono quelle che compiono migrazioni: a lungo raggio tra i fiumi e il mare come le anguille, a corto raggio come la lasca e la trota fario. Ma nella ricerca di ambienti più idonei alla loro sopravvivenza si scontrano con sbarramenti insuperabili, anche perché non sempre i progettisti, pur prevedendo passaggi studiati appositamente per i pesci, hanno saputo tenere conto delle specifiche esigenze della fauna locale.
Lo studio della Provincia ha individuato tutti i punti a rischio nel Panaro. Tra i diversi interventi ipotizzati per assicurare la continuità fluviale c’è anche la costruzione di “scale di risalita” che permetteranno ai pesci di superare dislivelli e sbarramenti.