Nutria \2 – A Modena è arrivata negli anni ‘80 scava tane di sei metri lungo le rive, argini a rischio

La nutria è un roditore di grossa taglia (gli adulti arrivano a pesare anche dieci chili) originario del Sudamerica e introdotto in Europa negli anni ‘20 per la produzione di pellicce (il cosiddetto castorino). Dopo la crisi di questa attività, la nutria, non essendo cacciate e in assenza di predatori naturali, ha iniziato a moltiplicarsi velocemente in tutta Europa.

Il suo habitat naturale sono i bacini d’acqua, canali, paludi, golene dei fiumi e fiumi a decorso lento. Si ciba di vegetali freschi e occasionalmente di molluschi e uova di uccelli.

Nel modenese la nutria è arrivata intorno ai primi anni ’80; i comuni  più interessati sono quelli dell’area nord (Mirandola, S.Felice e Finale Emilia), S.Cesario e Castelnuovo. Pesanti sono state le conseguenze per alcune attività agricole (grano, mais e meloni) ma soprattutto per la sicurezza dei fiumi. Le femmine, infatti,  per partorire e allevare la prole (dai quattro ai sei piccoli con più di una gravidanza all’anno) scava a pelo d’acqua nelle rive dei fiumi una tana lunga dai tre ai sei metri mettendone a rischio la stabilità degli argini in caso di piena. Nel 2007 per interventi di ripristino dovuti ai danni provocati dalle nutrie, i Consorzi di bonifica hanno speso oltre 250 mila euro.

Con i piani di controllo gestiti dalla Provincia dal 2000 al 2006 sono stati abbattuti oltre 40 mila esemplari, un po’ in tutto il territorio della pianura modenese.

Pubblicato: 28 Marzo 2008Ultima modifica: 21 Aprile 2020