Giovedì 5 agosto presso la sede della Provincia sono stati ricevuti dal presidente Sabattini i volontari modenesi partiti a luglio per il campo di lavoro nella città di Corleone. Sabattini ha accolto i volontari ringraziandoli per l’impegno dimostrato che «rappresenta una testimonianza forte e concreta della sensibilità dei giovani per il tema della legalità e della loro volontà di andare oltre i luoghi comuni, così come dell’attenzione del nostro territorio verso questi argomenti».
I volontati hanno trascorso due settimane lavorando a fianco di chi ogni giorno lotta contro la mafia. Il campo di lavoro, svoltosi dal 9 al 23 luglio, rientra nel progetto nazionale “LiberArci dalle spine” ed è stato promosso da Arci Modena con il contributo della Provincia. Tutti i volontari hanno ricevuto, non senza sorpresa, la cittadinanza onoraria della cittadina siciliana.
All’incontro con il presidente Sabattini, accompagnati dalla presidente dell’Arci di Modena Greta Barbolini, erano presenti il coordinatore del gruppo Elia Zanetti e tre dei cinque partecipanti modenesi, tutti tra i 18 e i 28 anni: Valerio Lambiase, Nadia Luppi e Irene Parenti.
«Durante il campo abbiamo avuto modo di incontrare i personaggi che oggi sono il simbolo della lotta alla mafia, da Rita Borsellino ad Antonio Ingroia» ha raccontato Elia Zanetti ricordando anche che lo scorso 19 luglio il gruppo ha preso parte alla manifestazione in ricordo della strage di via D’Amelio a Palermo: «Ma forse più di tutte le parole è contato vivere e lavorare in un luogo che noi conosciamo solo attraverso lo stereotipo di capitale della mafia siciliana».
I volontari hanno partecipato alla vita della cooperativa sociale “Lavoro e non solo”, che nel territorio di Corleone gestisce vigneti, uliveti e campi coltivati a grano e legumi. Sono stati visitati anche alcuni luoghi simbolo della lotta alla mafia: la casa di Totò Riina nella stessa Corleone, oggi sede della Guardia di Finanza; la casa confiscata al boss Bernardo Provenzano, futuro Museo della legalità; Portella della Ginestra, luogo dell’omonima strage del 1947; la sede dell’emittente locale Telejato a Partinico, che dal 1989 denuncia azioni e abusi perpetrati da esponenti della mafia siciliana.
«Educare al rispetto della legalità e al principio della responsabilità individuale è fondamentale per le giovani generazioni. A Corleone – annuncia Greta Barbolini – è iniziato un percorso che continuerà anche a Modena e per tutto l’anno. Per questo già da settembre organizzeremo due giornate di formazione e progettazione per i volontari emiliano romagnoli perché riteniamo sia importante mantenere vivi i presupposti del progetto. Per il 2011 contiamo di rafforzarlo per offrire a un maggior numero di giovani modenesi l’opportunità di fare un’esperienza formativa così importante».
Nel 2010 Arci ha organizzato a livello nazionale ben 17 campi di lavoro tra Toscana, Puglia, Calabria e Sicilia coinvolgendo circa 500 volontari. L’obiettivo principale dei “campi di lavoro sulle terre confiscate alle mafie” è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità e sul senso civico che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto che contraddistingue i fenomeni mafiosi nel nostro paese dimostrando che è possibile ricostruire una realtà sociale ed economica fondata sulla pratica della cittadinanza attiva e della solidarietà.
I campi, oltre ai lavori nei terreni insieme agli operatori delle cooperative e delle associazioni, prevedono sessioni di studio e informazione sulle tematiche della lotta antimafia. L’esperienza dei campi di lavoro ha fondamentalmente tre momenti di attività diversificate: il lavoro agricolo o attività di risistemazione del bene confiscato alla mafia, lo studio e l’incontro con le comunità locali in momenti di scambio culturale.