L’organo della Pieve di Renno (Pavullo) fu costruito nel 1871 da Luigi Boselli di Roncoscaglia, utilizzando materiali di un precedente organo del 1754 di Antonio Morelli, tra cui la facciata di canne e il frontespizio. L’organo ha subito un primo intervento di ristrutturazione verso la metà del novecento, ha una tastiera di 52 tasti, una pedaliera di 17 pedali e 16 manette ad incastro.
Il nuovo restauro è stato realizzato da Paolo Tollari con un costo dell’operazione di quasi 17 mila euro. L’intervento fa parte di un programma promosso dalla Provincia, in collaborazione con le parrocchie, per il recupero degli antichi organi: nel territorio modenese ne sono presenti oltre 200, costruiti tra il settecento e l’ottocento da sapienti artigiani. Molti di questi strumenti musicali sono di particolare valore artistico e prima di questa operazione di ristrutturazione su vasta scala versavano in stato di degrado. Il progetto è stato iniziato nel 1998 e – sottolinea l’Assessore provinciale alla Cultura Beniamino Grandi – “ha permesso, con un’iniziativa unica in Italia, di recuperare 35 organi storici, dalla montagna al capoluogo e alla bassa pianura, con l’obiettivo della tutela e della valorizzazione dei beni artistici”. Sono stati così restituiti alle comunità locali simboli delle comunità stesse, ripristinando la funzionalità degli organi anche per eventi musicali.
Intitolata a San Giovanni Battista, la Pieve di Renno venne costruita intorno all’anno mille (chi dice tra l’VIII e il IX secolo, chi nel 1157), con interventi e ampliamenti successivi. Dal punto di vista architettonico la pieve si presenta con un’ampia facciata a capanna, è di rustica struttura romanica a pianta basilicale con tre navate. La muratura e’ in pietra locale, con coperture in coppi. Nel Trecento vennero aggiunte le cappelle, una semicircolare e l’altra poligonale. Fra Sei e Settecento si aprirono le ampie finestre, nel 1705 si costruirono il campanile e nel 1782 il portale. Nel’interno, di grande suggestione, le navate sono sorrette da due pilastri a sezione rettangolare e da altri dall’originale sezione ottagonale, rastremati, con basi, fusti e capitelli in un unico blocco di pietra. Nel primo capitello di destra sono scolpiti due decori a ruota, interpretabili come monogrammi di Cristo. I dipinti conservati sono settecenteschi, mentre un affresco del Cinquecento è dedicato al “Battesimo di Cristo”.
Nominato per la prima volta nell’anno 890, Renno era un importante centro fiscale e giuridico, per la raccolta delle imposte nella zona del Frignano e per l’amministrazione delle terre pubbliche con una documentata presenza di giudici.
La Pieve di Renno era divenuta la chiesa più importante di un vasto territorio e certamente di tutto l’Appennino modenese, sia per il fonte battesimale sia perchè aveva giurisdizione sulle oltre trenta chiese del distretto. Definita “Cattedrale rurale” divenne il secondo appuntamento della visita pastorale del vescovo di Modena subito dopo il Duomo modenese e costituì per molto tempo una struttura organizzativa importantissima sotto l’aspetto civile e religioso in tutta l’Italia centro-meridionale.
Legate alla chiesa sono anche le vicende dei marchesi Montecuccoli, i potenti feudatari del Frignano, il cui Castello domina la vallata di Pavullo. All’ingresso si conserva l’acquasantiera in marmo rosso con stemma della famiglia, che si dice donata dalla contessa Anna Bigi Montecuccoli nel 1609 per il battesimo del figlio Raimondo, celebre generale dell’Impero. La cappella di destra accoglie le sepolture fra cui quella del condottiero Cesare I, vissuto nel ‘400: vi si trovano la lastra tombale con stemma e un bell’altare dipinto del tardo ‘500, con un’Annunciazione entro cornice di legno intagliato e dorato.
Il concerto inugurale dell’organo restaurato della Pieve di Renno è in programma sabato 15 luglio alle 21 e fa parte della rassegna musicale “Armonie tra musica e architettura”, con ingresso gratuito. E’ prevista l’esibizione di don Alberto Brunelli, organista titolare del Duomo di Ravenna e direttore della Cappella musicale, accompagnato dal violino di Beatrice Donati. Vengono suonati, tra gli altri, brani di Pachelbel, Corelli, Vivaldi e Mozart, in occasione del 250° anniversario della nascita.
La rassegna, giunta ormai alla decima edizione, è promossa dalla Provincia e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena, con la direzione artistica dell’associazione “Amici dell’organo Johann Sebastian Bach”.