Scomparso per decenni, il lupo (“canis lupus italicus”) è tornato a colonizzare anche l’Appennino modenese fin dai primi anni ottanta grazie soprattutto alla rinnovata presenza di prede selvatiche e all’abbandono del territorio montano da parte dell’uomo.
Secondo il servizio Faunistico della Provincia di Modena il lupo è presente in modo stabile sulle montagne modenesi con tre distinti nuclei familiari composti da un minimo di due a un massimo di cinque esemplari ciascuno.
A questi gruppi si aggiungono altri esemplari che transitano nel territorio modenese senza insediarsi stabilmente.
«Il ritorno del lupo è una buona notizia – spiega Alberto Caldana, Assessore provinciale all’Ambiente – perché rappresenta un segnale positivo dello stato di salute del nostro Appennino».
Lo studio sulla presenza del lupo nel modenese è partito nel 1999 per proseguire tra il 2002 e il 2004 sulla base del Progetto Life-Lupo promosso dalla Ue. Questi progetti sono stati patrocinati dalla Regione Emilia Romagna con la collaborazione dell’Istituto per la fauna selvatica, Province, Parchi nazionali e regionali.
Il lupo vive in branchi familiari dominati da una femmina riproduttiva. Fino agli anni ‘70 la specie è stata di fatto pesantemente perseguitata e in tali anni la presenza stimata in circa 100 esemplari tocca i minimi storici a livello italiano. Dal 1977 il lupo gode di protezione e oggi si stimano 500-600 esemplari, che risultano presenti sull’intera catena appenninica, dall’Appennino ligure all’Aspromonte. Questa situazione se da un lato entusiasma gli studiosi, dall’altro ha causato l’insorgenza di nuovi conflitti con l’uomo e principalmente per questo motivo il futuro della specie risulta ancora incerto.
Nell’Appennino modenese in questi ultimi mesi gli agenti della polizia provinciale hanno rinvenuto tre cadaveri di lupo, tutti uccisi dall’uomo: una cucciola investita da un auto a Frassinoro e una coppia che aveva ingerito polpette avvelenate abbandonate nei campi a Selva di Montese.
Come spiega Caldana «Occorre ricordare che il lupo non è pericoloso né per l’uomo né per gli allevamenti, perché si ciba prevalentemente di caprioli e cinghiali, svolgendo quindi anche una funzione di riequilibrio faunistico». Oltre a grandi erbivori come cervi e caprioli, il lupo si nutre anche di prede più piccole come lepri, uccelli e roditori, oltre a carogne, frutta e ortaggi.
In altre zone italiane dove la pastorizia è maggiormente sviluppata e la presenza del lupo più consistente, è bastato ricorrere all’impiego di cani addestrati alla guardia e di solide recinzioni per difendere il gregge.
Il lupo abita prevalentemente nelle foreste ma di rado frequenta anche aree antropizzate. Il lupo è un animale difficile da avvistare: durante il giorno si rifugia nei luoghi più riparati. Segni della sua presenza sono le orme, simili a quelle di un grosso cane, ma disposte su un’unica fila.
Il peso di un esemplare maschio di lupo appenninico si aggira attorno ai 30-35 Kg, mentre nell’esemplare femmina il peso è di circa 20-25 Kg. La lunghezza media è di circa 120 cm, mentre l’altezza media è di circa 50-70 cm. Il pelo è di colore grigio-marrone. Vive dai 10 ai 17 anni.