Il Ducato dei burattini

Dal 16 maggio ad ottobre terza edizione del festival che riscopre la tradizione del teatro dei burattini, un'arte antica e popolare che affascina i bambini e le persone di ogni età. In programma spettacoli, laboratori, concerti e teatro di strada.

Il “Ducato dei burattini” è un festival organizzato dalla compagnia Gran Teatro dei Burattini e promosso dalla Provincia di Modena con la collaborazione della Provincia di Reggio Emilia. La terza edizione di questa rassegna propone da maggio ad ottobre ben 55 spettacoli teatrali di burattini in programma in trenta comuni modenesi e dieci reggiani. In calendario vi sono anche 4 esibizioni di teatro di strada a Guiglia, Concordia e Frassinoro, laboratori di costruzione di burattini e di un drago con materiali di riciclo, infine 22 incontri a Modena, Campogalliano e Mirandola per imparare a disegnare graffiti utilizzando la carta da pacchi.
Ospiti d’onore del festival sono i cantastorie della “Compagnia della pietra che canta”, provenienti dal Salento, che propongono musiche e racconti della loro terra in tre concerti a Bomporto, Fiorano e San Felice.

Il debutto del Festival avviene a Modena mercoledì 16 maggio alle 21, nella sede della Circoscrizione 4 del quartiere Madonnina di Modena in via D’Avia con “Il matrimonio di Cesira”, un classico della commedia dell’arte risalente alla fine del 1400, proposto dalla compagnia del Gran Teatro dei Burattini di Luciano Pignatti.

«Il merito del festival – commenta Beniamino Grandi, assessore provinciale alla Cultura e al turismo – è di farci riscoprire con gli spettacoli e con i laboratori un’arte antica e popolare come quella dei burattini che continua ancora oggi ad affascinare e divertire piccoli e grandi».

Il teatro dei burattini è un genere teatrale in cui gli elementi portanti sono fondamentalmente tre: i burattini, il burattinaio e le storie messe in scena.

Questa forma di rappresentazione ha origini umili e popolari ed è stata inventata nelle campagne: i contadini intagliavano i ciocchi di legno per ricavare le teste e le mani dei burattini, le mogli ne cucivano i piccoli vestiti usando il “buratto“, una stoffa di canapa che ha poi dato origine allo stesso nome di questi pupazzi.

Nel festival “Il Ducato dei burattini” sono protagoniste le maschere locali tradizionali, Sandrone, la Pulonia, Fagiolino, Pantalone dei bisognosi, Colombina, il Gatto-serpente. Da almeno due secoli la bassa padana vanta una ricchissima tradizione di commedianti dell’arte dei burattini, tanto che all’inizio del Novecento a Modena città c’erano ben 16 compagnie stabili di burattinai. Il Sandrone burattino fu inventato da Francesco Luigi Campogalliani a fine ‘700, la Pulonia a metà dell’Ottocento per opera di Giulio Preti. Sandrone, maschera del Ducato di Modena, è il rozzo contadino dalle scarpe grosse e dal cervello fino, rappresenta la furberia e il buon senso popolare.

L’altro protagonista dello spettacolo è il burattinaio che infila come un guanto il burattino e gli conferisce una fisicità immediata: il burattino diventa vivo, nonostante sia solo un pupazzo con il corpo di pezza e la testa di legno e compaia in scena a mezzo busto. Il burattino rappresenta una sorta di caricatura della personalità umana e trova il suo ruolo comico o tragico proprio in questa sua irruenza fisica e verbale trasmessagli dal burattinaio.
Luciano Pignatti è il burattinaio coordinatore e animatore del festival del “Ducato dei Burattini”. Carpigiano di nascita ma residente a Bomporto, l’artista modenese nasce come burattinaio grazie a Otello Sarzi Madidini circa 30 anni fa, collabora con l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, organizza corsi e laboratori per bambini e per insegnanti in progetti di arte-terapia nelle situazioni di disagio sociale. Artista a tutto tondo, Luciano Pignatti è anche attore di strada, pittore e scrittore.

Il terzo elemento fondamentale che contribuisce alla riuscita dello spettacolo di burattini sono le storie che vengono messe in scena e qui si tratta di drammi, farse, commedie, racconti popolari, pagine tratte dall’epopea risorgimentale ma anche da testi letterari, romanzi storici e d’appendice, melodrammi.

Nella costruzione di uno spettacolo di burattini c’è tanto studio, lavoro artigianale e creatività. Un burattinaio professionista deve essere esperto di tante materie. Deve conoscere la storia del teatro, la drammaturgia, l’arte della recitazione, la scenotecnica. Può anche fabbricarsi da solo i suoi burattini e le scenografie e in questo caso deve essere in grado di padroneggiare l’uso di certi materiali come il legno, la gommapiuma, il polistirolo e deve sapere dipingere.

Un buon spettacolo non può poi prescindere dal pubblico e quindi il burattinaio deve conoscere anche le problematiche della comunicazione, deve essere in grado di recepire le differenze tra i diversi tipi di pubblico e quindi saper armonizzare la propria interpretazione attoriale su vari registri. Nel corso dello spettacolo il burattinaio deve essere in grado di improvvisare, trasformare e adattare il canovaccio della storia messa in scena anche in funzione dell’umore del pubblico. Ad esempio, i bambini spesso partecipano attivamente agli spettacoli e possono fornire tanti input che il burattinaio usa per rallentare o accelerare le scene.
Ma il pubblico può essere costituito anche da adulti, e in questo caso diventano più rilevanti gli aspetti satirici di questo spettacolo teatrale, e protagonista diventa “la voce del popolo” che bacchetta il potere. In questo ambito i pupazzi che rappresentano le maschere riprendono e riadattano con uno stile più estremo e paradossale il ruolo che svolgono anche le maschere umane nei periodi carnevaleschi, quello stesso ruolo svolto ad esempio dal  Sandrone modenese: un po’ buffone, un po’ giullare e sempre con la voglia appunto di mettere alla berlina gli amministratori e i personaggi più potenti.

Pubblicato: 14 Maggio 2007Ultima modifica: 15 Aprile 2020