Giovedì 29 aprile alle 15.30 nel Duomo di Modena viene presentato il facsimile del manoscritto miniato Historia Fundationis Cathedralis Mutinensis, codice di inizio XIII secolo dedicato alla storia di Modena e della sua Cattedrale. Si tratta del codice sulla fondazione del Duomo di Modena in assoluto più noto e studiato fin dall’antichità, con la relazione sulle prime fasi della costruzione. Rivolta soprattutto agli appassionati di storia e arte antica, ai collezionisti e agli studiosi, l’iniziativa è promossa dall’Arcidiocesi di Modena-Nonantola e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
L’originale del manoscritto è conservato presso l’Archivio Capitolare del Duomo di Modena. Il facsimile oggetto della presentazione è stato realizzato da Roberto Bini per Il Bulino edizioni d’arte, su autorizzazione del Capitolo Metropolitano di Modena, sotto la vigilanza del responsabile Monsignor Guido Vigarani, a cura di Franca Baldelli.
Universalmente noto come Relatio (il titolo completo è “Historia Fundationis Cathedralis Mutinensis Relatio de Innovatione Ecclesie Sancti Geminiani ac de Traslatione Eius Beatissimi Corporis”), il codice riporta numerosi privilegi concessi alla “casa” di San Geminiano, copie di atti notarili e contratti. Il manoscritto narra poi le vicende del trasferimento del santo patrono modenese dalla vecchia e cadente chiesetta dove le spoglie sono state onorate per anni, alla nuova cattedrale costruita con la partecipazione di tutti i modenesi. La prima pietra è posta il 9 giugno 1099. Per la realizzazione del Duomo vengono chiamati due affermati artisti dell’epoca: Lanfranco e Wiligelmo. Il primo ha ideato e diretto la costruzione dell’edificio. Del secondo restano memorabili le quattro grandi lastre della Genesi, incise nel marmo e collocate sopra i portali laterali e a fianco di quello centrale. Il Duomo viene consacrato dapprima nel 1106, quando vengono traslate le reliquie di San Geminiano con una solenne cerimonia alla presenza della contessa Matilde di Canossa, e poi solennemente nel 1184 da papa Lucio III. Nel manoscritto, la descrizione della fondazione della cattedrale modenese, capolavoro dell’architettura romanica eletto dall’Unesco tra i siti del Patrimonio dell’Umanità, sottolinea l’importanza proprio delle figure di Matilde di Canossa e Lanfranco, anche attraverso due pagine miniate che chiariscono i particolari della costruzione e della traslazione del corpo del santo protettore con la raffigurazione di persone e gesta. Le altre carte del codice contengono la trascrizione di una lunga serie di atti riguardanti la Fabbrica di San Geminiano, datati tra il 1165 e il 1310.
L’edizione in facsimile del codice (in dieci esemplari numerati e certificati) è stata concepita per mettere a tutela definitiva il cimelio originale e per poter accogliere le numerose richieste di esposizione. E’ stata realizzata anche un’edizione digitale su CD-ROM, consultabile online sul sito della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
All’evento del 29 aprile sono presenti Monsignor Antonio Lanfranchi (Arcivescovo di Modena-Nonantola), Giorgio Pighi (Sindaco di Modena) e Andrea Landi (Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena). Intervergono tra gli altri Monsignor Guido Vigarani, Chiara Frugoni (docente di Storia Medievale all’Università di Roma II) e Mauro Bini (Il Bulino edizioni d’arte). Al termine, presso l’Archivio capitolare della cattedrale di Modena è possibile prendere visione sia del manoscritto originale che dell’edizione facsimilare.
L’Archivio Capitolare del Duomo di Modena ha origini remote. L’esistenza di un archivio centrale legato alle funzioni del vescovo è certificata infatti all’inizio del sec. IX. L’ubicazione originaria dell’Archivio fu una nicchia ricavata nell’abside del duomo e successivamente una camera interna alla torre Ghirlandina, a cui si accedeva anche dalla cattedrale. L’intero patrimonio documentario rimase qui fino al 18 luglio 1767, quando fu trasportato nel seminario, per poi tornare nel 1791 in una camera collocata fra le pareti del duomo e quelle della torre campanaria. Questo patrimonio documentale e librario rappresenta la quasi totalità della memoria modenese altomedioevale.