Fantasia esatta. I colori della luce di Bruno Munari.

A Sassuolo dal 19 settembre al 26 ottobre una mostra dedicata al grande artista e designer italiano, nel decennale della morte. In esibizione storiche installazioni risalenti agli anni '50 che hanno influenzato generazioni di artisti contemporanei.

Tra le tante mostre prodotte in occasione dell’ottava edizione del Festival della Filosofia sul tema della Fantasia, spicca certamente quella dedicata a Bruno Munari, nel decennale della sua morte. Munari è una figura “leonardesca” inseribile nel novero dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del novecento, non solo a livello italiano. La mostra si intitola “Fantasia esatta. I colori della luce di Bruno Munari” ed è allestita presso la Paggeria d’Arte nel Piazzale della Rosa a Sassuolo, una delle tre città coinvolte nel Festival, insieme a Modena e Carpi. Tratto da una definizione dello studioso Carlo Ludovico Ragghianti, “Fantasia esatta” è il termine che riassume perfettamente quella convergenza tra arte e tecnica che ha caratterizzato l’intera opera di Munari.

Rispetto alla sterminata produzione dell’artista milanese, la mostra sassolese si concentra sulla ricostruzione delle sue storiche installazioni risalenti agli anni ’50, le Proiezioni dirette e le Proiezioni a luce polarizzata, opere che hanno anticipato le videoinstallazioni multimediali e influenzato generazioni di artisti contemporanei. Nelle tre giornate del Festival, ovvero venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 settembre, è possibile visitare l’esposizione ad ingresso gratuito con orario continuato dalle 9 alle 23 (inaugurazione ufficiale venerdì 19 alle 19 a mostra già aperta). Nelle tre serate, dalle 21 alle 23 i muri degli edifici in Piazzale della Rosa diventano poi lo schermo suggestivo dove vengono proiettate proprio queste installazioni luminose di Bruno Munari.

Ma cosa sono le Proiezioni dirette e le Proiezioni di luce Polarizzata oggetto della mostra e delle proiezioni serali? Negli anni ’50 Munari ha realizzato opere in miniatura, usando pittura, tecniche miste, collage di materiali organici come buccia di cipolla, retini, fili di materiali vari e pellicole colorate trasparenti. Inseriva queste composizioni tra due vetrini creando delle specie di diapositive che poi proiettava in dimensione monumentale con l’aiuto della luce emessa dal proiettore. Munari diceva: “con un piccolo vetrino puoi affrescare una cupola”. E ancora: “in una tasca puoi portare tutta una grande mostra”. Come fece al MOMA di New York nel 1954.
Dalle Proiezioni dirette, Munari, passò nel 1953 alle Proiezioni a luce polarizzata, nelle quali il movimento di scomposizione dei colori è ottenuto dalla rotazione di un filtro polaroid applicato davanti al proiettore di diapositive. Interessatosi anche alla cinematografia astratta, con i vetrini a luce polarizzata girò con Marcello Piccardo nel 1963 il film sperimentale I colori della luce (con musiche di Luciano Berio), oggi digitalizzato dal figlio Andrea Piccardo per essere proiettato in occasione della mostra sassolese.

L’esposizione dedicata a Munari è curata da Betta Frigieri, Luca Panaro e Miroslava Hajek, ed è inserita anche nell’ambito della rassegna Una città da sfogliare, che festeggia i 150 della Biblioteca di Sassuolo. Le opere esposte fanno parte dell’unica collezione ragionata e cronologicamente catalogata del lavoro di Bruno Munari, di cui la stessa Miroslava Hajek è artefice e depositaria avendo lavorato con il grande artista per quarant’anni.

Bruno Munari (Milano 1907-1998) è un personaggio che sfugge ad ogni catalogazione, per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività. Egli ha fornito contributi fondamentali in diversi campi dell’espressione umana, come pittura, scultura, cinematografia, design industriale, grafica, e anche scrittura, poesia, didattica. La sua ricerca sull’arte creativa è un punto di riferimento fondamentale per l’arte contemporanea e la vulcanica produzione “artistica” è apparsa in più di 200 mostre personali e 400 mostre collettive. La sua figura domina certamente la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta, negli anni del boom economico. La sua formazione artistica muove dalle esperienze pittoriche condotte nell’ambito del Futurismo e dal 1927 partecipa alle collettive di questa corrente artistica, insieme a Balla, Marinetti e Prampolini. Sono del 1933 le sue prime “Macchine inutili”, poi inventa “L’agitatore di coda per cani pigri”, studia “Il motore per tartarughe stanche”. Durante il periodo del fascismo lavora principalmente come grafico nel campo del giornalismo e nel 1939 diventa art director della rivista Tempo. Con Max Huber collabora alla creazione dell’immagine della casa editrice Einaudi. Del 1945 è il suo primo multiplo cinetico (“Ora X”), del 1948 i suoi primi “Libri illeggibili”, del 1951 le “Strutture continue” tridimensionali, gli esperimenti fotografici sul “Negativo-positivo” e quindi successivamente quelli sulla “Luce polarizzata” per proiezioni dalla materia oggetto della mostra di Sassuolo. Seguono i numerosi film di ricerca, la progettazione di oggetti di arte cinetica, le famose “Sculture da viaggio” in cartoncino piegabile, le “Xerografie originali”, i “Polariscope”, gli oggetti flessibili “Flexy”, i giochi per i bambini e tanti vari oggetti. All’intensa ricerca nel campo della sperimentazione visiva e attività nel campo della progettazione, s’accompagna quella nel campo della grafica, del design industriale, degli allestimenti e della saggistica. Come libero professionista, Munari ha disegnato dal 1935 al 1992 diverse decine di oggetti d’arredamento (tavoli, poltrone, librerie, lampade, posacenere, carrelli, mobili combinabili). La produzione editoriale di Munari si estende addirittura per settant’anni, dal 1929 al 1998, e comprende saggi tecnici, poesie, manuali, libri “artistici”, libri per bambini, testi scolastici, e poi anche opuscoli pubblicitari per varie industrie, copertine, illustrazioni, fotografie. In tutte le sue opere, è presente un forte impulso sperimentale, che lo spinge a esplorare forme insolite e innovative a partire dall’impaginazione. Tra i suoi numerosi scritti, fondamentali sono “Design e comunicazione visiva” (1968), “Arte come mestiere” (1966), “Artista e designer” (1971), “Codice ovvio” (1971). Premi e riconoscimenti gli giungono da ogni parte del mondo: il premio della Japan Design Foundation (1985), il premio Lego “per il suo eccezionale contributo allo sviluppo della creatività nei bambini” (1986), quello dell’Accademia dei Lincei per la grafica (1988), il premio Spiel Gut di Ulm (1971–73–87), e, nel 1989, la laurea ad honorem in architettura dall’Università di Genova. Inoltre vince il prestigioso premio “Compasso d’Oro” dell’Associazione per il Disegno Industriale nel 1954, 1955 e 1979 e quello alla carriera nel 1995.

La mostra sassolese “Fantasia esatta. I colori della luce di Bruno Munari” è accompagnata da un prestigioso catalogo edito da APM Edizioni di Carpi, contenente le riproduzioni a colori di grande formato delle opere esposte con i testi critici di Miroslava Hajek e Luca Panaro.

Dopo la conclusione del festival della Filosofia la mostra rimane visitabile fino a domenica 26 ottobre con i seguenti orari: venerdì dalle 16 alle 20, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20.

Per ulteriori informazioni:
Paggeria Arte
tel. 339.3766367, 0536.1844718
email info@associazioneculturalebettafrigieri.it

Pubblicato: 19 Settembre 2008