Solidarietà ai dipendenti e un impegno di tutte le istituzioni affinché sulle vicenda della Gambro «intervengano direttamente nella ricerca di una soluzione accettabile di questa crisi impegnandosi da subito per discutere con la proprietà quali possano essere le migliori soluzioni da applicare per soddisfare le esigenze dell’azienda, quelle dei lavoratori e quelle del territorio». E’ l’appello rivolto all’unanimità mercoledì 9 febbraio dal Consiglio provinciale di Modena per sollecitare, anche attraverso i rappresentanti in Parlamento e i consiglieri regionali, l’iniziativa del Governo e della Regione, ma anche per «chiedere con forza che i vertici aziendali non si sottraggano al confronto e diano la loro disponibilità a discutere di ipotesi alternative atte a scongiurare il licenziamento previsto di oltre 400 dipendenti».
La richiesta di un documento unitario era stata avanzata la scorsa settimana dal presidente della Provincia Emilio Sabattini che nei giorni scorsi ha incontrato, insieme ai capigruppo e all’assessore al Lavoro Francesco Ori, le rappresentanze sindacali dell’azienda.
Il documento, illustrato dal consigliere del Pd Giorgio Siena, esprime anche «solidarietà ai dipendenti della Gambro e alle loro famiglie nella lotta per il mantenimento del proprio diritto al lavoro», oltre a sottolineare il «rammarico per le modalità con le quali si è sviluppata la scelta dell’azienda, che non ha dimostrato alcun rispetto per i lavoratori, per l’intero territorio dell’Ara Nord e per le istituzioni che lo rappresentano».
L’ordine del giorno approvato ricorda l’accordo sottoscritto in Regione dall’azienda nel 2009, l’attenzione di istituzioni e forze politiche per il distretto biomedicale che ha saputo reggere alla crisi meglio di altri comparti produttivi, la disponibilità dei dipendenti ad adeguarsi alle crescenti richieste fino a operare sette giorni alla settimane per tre turni giornalieri.
Un ridimensionamento come quello previsti da Gambro, con la delocalizzazione all’estero delle cosiddette “bloodlines per la dialisi”, attualmente realizzate nell’impianto di Medolla, per il Consiglio provinciale provocherebbe «un danno incalcolabile all’economia dell’intero distretto sia per la perdita dei posti di lavoro sia per l’indotto che, su queste produzioni mantiene vive decine di piccole aziende».